Cambiamenti climatici, zone umide e foreste possono "assorbire" sino a 13 miliardi di tonnellate di carbonio
Il rapporto di Birdlife International diffuso dalla Lipu evidenzia come questi habitat naturali saranno in grado di stoccare 13,22 miliardi di tonnellate di carbonio, equivalenti a 48,5 miliardi di tonnellate di CO2, un quantitativo maggiore delle emissioni globali prodotte nel 2021
(AGR) Le zone umide sono i più efficaci serbatoi di carbonio sulla Terra e quindi uno strumento fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici; inoltre, offrono importanti servizi ecosistemici e sono habitat preziosi per la conservazione della biodiversità: solo nel nostro Paese sono oltre 100 le specie di uccelli, come anatre, aironi, limicoli, ma anche molti passeriformi, che le zone umide ospitano per la nidificazione, per lo svernamento o come tappa nel lungo viaggio migratorio.
Lo afferma la Lipu in occasione della Giornata mondiale delle zone umide che si svolgerà domenica 2 febbraio. Una giornata durante la quale numerose oasi e riserve gestite dall’Associazione e che ricadono all’interno dell’habitat zone umide, ospiteranno visite guidate, osservazione birdwatching e censimenti di ornitologi. Si stima che nel mondo oltre un terzo degli uccelli sia direttamente legato alle zone umide almeno per una parte della loro vita. Una ricchezza che è solo una parte della biodiversità di specie animali e vegetali che esse ospitano e che ci garantiscono una moltitudine di servizi ecosistemici essenziali, come la protezione dalle inondazioni e una preziosa riserva d’acqua.
E proprio in occasione della Giornata mondiale delle zone umide la Lipu diffonde i contenuti del nuovo report di BirdLife Europa e Asia Centrale (Lipu in Italia), disponibile al link https://www.lipu.it/news/zone-umide-habitat-fondamentale-contro-i-cambiamenti-climatici, nel quale si evidenzia come invece le zone umide, così come altri habitat, in primis le foreste, siano un alleato fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici per il loro ruolo nell’assorbimento del carbonio.
Lo studio evidenzia come questi habitat naturali saranno in grado di stoccare 13,22 miliardi di tonnellate di carbonio, equivalenti a 48,5 miliardi di tonnellate di CO2, un quantitativo maggiore delle emissioni globali prodotte nel 2021 una volta che il Regolamento europeo sul ripristino della Natura, approvato nel 2024, verrà attuato dagli Stati membri dell’Unione europea.
Gli ecosistemi ripristinati – sottolinea il report - potrebbero assorbire 378 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, superando l’obiettivo fissato dall’Unione europea per il 2030, pari a 310 milioni di tonnellate.
Il maggiore potenziale in termini di sequestro di carbonio lo detengono le foreste, che coprono il 38% del territorio Ue: quelle a latifoglie, conifere e miste possono immagazzinare fino a 9,24 miliardi di tonnellate di carbonio, pari alla quantità di CO2 emessa dagli Stati Uniti in due anni, ma le zone umide, in particolare le torbiere, giocano un ruolo altrettanto importante.
“Nonostante l’evidente contributo che ecosistemi come zone umide e foreste possono fornire alla lotta ai cambiamenti climatici – afferma Claudio Celada, direttore Area Conservazione della natura della Lipu-BirdLife Italia - gran parte del territorio dell'Unione europea è ancora degradato a causa della deforestazione o cattiva gestione delle foreste e delle aree umide, impattati anche dagli effetti di pratiche agricole intensive anche per la coltivazione di colture bioenergetiche”.
Una situazione, quella del degrado del territorio, che può essere cambiata grazie alle diverse politiche possono favorire soluzioni basate sulla natura che hanno un’azione sinergica nella lotta ai cambiamenti climatici e per la conservazione della natura. Questi provvedimenti sono parte integrante della Strategia dell'Unione europea sulla biodiversità per il 2030, che mira a ripristinare gli ecosistemi degradati e ad ampliare le aree protette in tutta l’Unione. Tra queste la Legge sul Ripristino della natura (Nature Restoration Law) è stata la prima a fissare obiettivi vincolanti per il ripristino degli habitat e il recupero degli ecosistemi, dedicando particolare attenzione alle zone umide.
“L’attuazione dalla Nature Restoration Law tramite i previsti Piani nazionali di ripristino – aggiunge Claudio Celada - può consentire di accelerare non poco il raggiungimento degli obiettivi climatici dell'Unione europea. Anche per questo offriamo al Governo la nostra piena collaborazione alla redazione del Piano nazionale di ripristino, certi che questa sia un’occasione straordinaria per offrire una ripresa alla biodiversità in crisi e dare, come dimostra il report di BirdLife, un serio contributo al contenimento degli effetti dei cambiamenti climatici che – conclude - sempre più colpiscono il territorio e affliggono la popolazione in Italia e nel mondo”.
ZONE UMIDE: LE OASI E RISERVE DELLA LIPU
LIGURIA
Oasi Lipu Arcola (SP)
PIEMONTE
Riserva naturale Crava Morozzo (CN)
LOMBARDIA
Riserva naturale Palude Brabbia (VA)
Riserva naturale Paludi Ostiglia (MN)
VENETO
Oasi Cave Gaggio (VE)
EMILIA-ROMAGNA
Riserva naturale Torrile e Trecasali (PR)
Oasi Lipu Celestina (RE)
TOSCANA
Riserva naturale del Chiarone – Massaciuccoli (LU)
Riserva naturale Lago Santa Luce (PI)
Padule Fucecchio-Lago di Sibolla
LAZIO
Oasi Lipu Centro habitat Mediterraneo Ostia (ROMA)
Parco Naturale Pantanello (LT)
CAMPANIA
Oasi Lipu Soglitelle (CE)
Oasi Lipu Zone umide beneventane (BN)
SICILIA
Riserva naturale Biviere di Gela (CL)
Riserva naturale Saline di Priolo (SR)
foto archivio AGR oasi lipu Ostia foto Alessandro Polinori