Musk e il lavoro a distanza
L'imprenditore avrebbe scritto ai propri manager “imponendo” una presenza di almeno 40 ore settimanali in Azienda
(AGR) Autore: Andrea Pompili
Elon Musk avrebbe scritto ai propri manager “imponendo” una presenza di almeno 40 ore settimanali in Azienda. La notizia rimbalza su tutti i giornali/social del mondo. Più di qualcuno cade dalla sedia nell’apprendere che il lavoro da remoto non è “gradito” alle aziende.
In questi 2 anni abbiamo saggiato la possibilità di lavorare da luoghi diversi; abbiamo visto che alcune attività è possibile svolgerle anche fuori dalle mura aziendali. Fiumi di inchiostro, spesso virtuale, sono stati versati per elogiare i vantaggi del lavoro a distanza. Le persone sarebbero più produttive; si diminuirebbe il traffico e, quindi, l’inquinamento; si coniugherebbe meglio il rapporto vita-lavoro (work-life balance). Siamo nell’era della fluidità: dove si cerca di minimizzare o annullare le differenze, i cambi di stato e le distanze. L’era in cui si sostiene che virtuale e concreto (qual è il contrario di virtuale?) siano assimilabili. Acquistare su una piattaforma digitale sarebbe come acquistare in negozio; comunicare con uno smartphone sarebbe come parlare di persona; svolgere una seduta di psicoterapia online sarebbe come andare fisicamente in uno studio. Siamo sicuri che non ci sia un’altra faccia della medaglia, un contraltare, qualcosa che si paga nel modificare la modalità tradizionale di lavoro? Elon Musk ci ha detto per anni che guidare un’auto elettrica non è come guidare un’auto termica; oggi dice che esiste una differenza tra lavoro a distanza e lavoro presso l’azienda. E ha fatto una scelta di campo, da imprenditore.
P. S. Smart working, telelavoro e lavoro agile non sono la stessa cosa. Rappresentano modalità differenti di lavoro a distanza. Se volete approfondire ne parlavamo già “qui”. Per commentare l’articolo puoi seguire il link qui