Lavoratore 35enne, donna con titolo di studio. Insomma precario
(AGR) Altro che posto fisso, adesso anche nella Pubblica Amministrazione abbonda il lavoro precario. E' quanto emerge da un'indagine del Censis: tra contratti a tempo e collaborazioni, la percentuale di lavoratori atipici (un eufemismo che quasi sempre nasconde lavoro precario) è più alta di quella che si conta in fabbrica dove il tasso di atipicità arriva all' 8%. Nel comparto pubblico invece, tra lavoratori a tempo determinato (8%) e collaboratori (1,4%) quasi 10 lavoratori su 100 sono precari.I rilevamenti del Censis, effettuati su statistiche dell'Istat, evidenziano come l'unico elemento di omogeneità di questi lavoratori è la giovane età: il 57% ha meno di 35 anni. Tra essi è più elevato il numero di donne (14,7%) rispetto agli uomini (8,7%) e si tratta soprattutto di persone con elevati titoli di studio: il 14,1% è laureato, l'11% è diplomato. Il centro e il sud della Penisola vedono concentrarsi nelle loro regioni il numero più alto di questo tipo di lavoratori: rispettivamente 11,5% e 13,9%.
La piaga del lavoro precario (solo per alcuni viene infatti considerato un'opportunità), presenta un panorama variegato, che accomuna le professioni non qualificate (nelle quali si contano 22,4 atipici ogni 100 lavoratori) e professioni intellettuali (10,5%), mansioni tecniche intermedie (18,4%) e quelle esecutive amministrative (13,3%).
In alcuni segmenti del terziario, come attività ricreative, culturali, sportive o di ricerca e sviluppo, il tasso di precarietà/atipicità supera la soglia del 25%. Segue poi il comparto dell'istruzione, con il 20,2% di atipici, in prevalenza con contratti a tempo determinato, che negli ultimi anni si è sempre più orientato verso una logica di temporaneità degli incarichi (come le docenze universitarie).