Sicilia, Ortigia...il fascino di un'isola che ha incantato poeti e scrittori
Una passeggiata evocativa tra legenda e miti a Siracusa, gustando un aperitivo romantico al tramonto zenitale di Ortigia. L’impressione è di immergersi in un’atmosfera incantata, passo dopo passo si va a scoprire la storia millenaria di quella che fu la capitale delle colonie greche
Ortigia Siracusa ph credit Roberto Di Prima
(AGR) di Roberto Di Prima
Basta superare il ponte che unisce la città di Siracusa con l’isoletta per avere la sensazione di immergersi in una atmosfera magica. Se poi si chiudono simbolicamente gli occhi e ci si lasca trasportare dalla soffice brezza del mare, l’emozione di trovarsi dentro a un sogno prende il sopravvento e, come per incanto, Ortigia si schiude così come fa un’ostrica per mostrare la sua perla.
Posta nella costa orientale della Sicilia, l’isola di Ortigia (ottiggia o u scogghiu in dialetto, urtiggia in siciliano) è la parte storica del comune di Siracusa, un lembo di terra di circa un chilometro quadrato sul mar Ionio che visse, sin dalla fondazione di Siracusa intorno al VII secolo a.c., i fasti e i destini dell’antica Grecia.
L’Ortigia siciliana ha un legame con l'isola greca di Delo, nel mare Egeo, in quanto anch’essa un tempo si chiamava Ortigia. Una legenda narra che l'Ortigia greca mutò il suo nome in Delo, dal greco "isola luminosa", poiché su quell'isola fu concepito il dio del sole Apollo e la dea della caccia Artemide (Diana). Secondo la mitologia greca, Latona, per sfuggire all'ira di Era, la moglie tradita di Zeus, trovò rifugio dove partorire i figli avuti dal dio degli dèi, proprio sull’isoletta siciliana che, secondo la legenda, vagava tra le onde del mar Egeo. Ad Ortigia, Latona diede alla luce i gemelli Apollo e Artemide e, per ringraziare l'isola, dalla terra priva di vegetazione, le diede il dono della prosperità, trasformando il terreno arido in una terra fertile, fissandola, poi, con dei pilastri nel fondo marino fermò il suo vagabondare per il mar Mediterraneo. In cambio, Latona volle da essa il permesso di edificare su quel suolo il santuario del dio Apollo; per tale ragione, nel corso dei secoli, quell'isola rimase sacra ai Greci e a chi predicava il culto del dio del sole.
Un legame tra le due Ortigia, quella greca e quella siciliana che il poeta Pindaro ebbe a definire“Ortigia sorella di Delo.
Miti, legende e storie che si dipanano attraverso secoli in cui Ortigia ha visto il passaggio a volte preponderante di molte tra le grandi civiltà che hanno determinato il destino dell’uomo; dai greci, ai romani passando dalle gesta del grande scienziato Archimede, alla dominazione spagnola fino al regno borbonico. Ed è proprio con la dominazione spagnola che Ortigia vede mutare il suo aspetto urbanistico e anche la sua immagine culturale. Cambiamenti radicali visibili ancor oggi. Furono infatti gli architetti voluti dai governatori di Castiglia e Aragona a imprimere all'isola la facciata in stile barocco; con i palazzi alla catalana e le contaminazioni tra l'arte siciliana e l'arte spagnola, oggi l’isola può vantarsi del titolo di "centro del barocco siciliano", paragonabile solo al barocco della più rinomata e vicina Noto.
Dal tempio del dio Apollo, dalla fonte Aretusa, dalla fontana dei papiri, dal castello Maniace, ai palazzi e alle chiese barocche attraverso la maestosità del Duomo di Ortigia, un passaggio testimoniale come segno dell’importanza dell’isola nei secoli.
Della bella Ortigia furono illuminati poeti e scrittori di tutti i tempi da Platone, Erodoto, Tucidide, Plutarco, a Pindaro che di lei disse: “O bella figlia di cittadi altere, possente Siracusa, o divina nutrice di generose menti..”.
In tempi più recenti Sciascia, Guttuso, Rosi ed Elio Vittorini figlio di quella terra e di quella parte di Ortigia, la via Mastrarua, la più luminosa, la più barocca, la più favolosa delle vie come ebbe a descrivere Vincenzo Consolo, noto scrittore siciliano.
Anche viverla per un breve periodo, fosse anche per una sola giornata, Ortigia lascia dentro qualcosa che difficilmente sparirà col tempo. L’ospitalità incondizionata, prerogativa del popolo siciliano, i sapori, gli odori della cucina locale, gli scenari d’arte barocca a cielo aperto, mescolati alla bellezza del mare e alle incredibili suggestioni stimolate dalle legende e da miti del passato, lasceranno un segno che suonerà come un forte richiamo a tornare ad Ortigia, l’isola dai romantici tramonti zenitali.