Udinese brillante, Roma inesistente: arrivano quattro sbiosse friulane
Udinese-Roma 4-0
(AGR) Il campo dell’Udinese è, di per sé, tradizionalmente ostico per chiunque e quanto al comportamento della squadra in questa prima tornata di campionato, sono i numeri a parlare: dopo cinque giornate di campionato, la squadra friulana è a dieci punti. Solo il Milan, alla prima giornata era passato al Dacia Arena, poi era arrivato il pareggio con la Salernitana e, di seguito le vittorie con il Monza e la blasonata Fiorentina: significava che l’Udinese era in piena ripresa e che, in sede di analisi dell’avversario, quei risultati non dovevano essere sottovalutati. In serie A, è già raro imbroccare strisce di imbattibilità che durino più di tre gare, specie ad inizio campionato, per le sette sorelle, figurarsi per quelle che non nutrono ambizioni di scudetto (o almeno non lo danno a vedere).
Stavolta toccava alla squadra giallorossa scendere sul prato di quel bellissimo stadio. Alla vigilia della partita, dunque, era noto un po’ a tutti gli addetti che quella con l’Udinese, a differenza di altre fin qui giocate, non sarebbe stata una gara da prendere alla leggera. I friulani, come detto, venivano da due vittorie consecutive ed era facile ipotizzare quanta euforia e ottimismo sul buon esito della gara pervadesse non solo squadra e la gente della società, ma anche l’appassionata e sempre correttissima tifoseria locale (nel prosieguo, abbiamo visto, e soprattutto sentito, come il pubblico abbia accompagnato, incitandoli a gola spiegata, i propri beniamini fino al triplice fischio…). Insomma, date queste premesse, per portare via i tre puti o quantomeno non uscire sconfitta dal Dacia Arena, per la Roma correva l’obbligo di guadagnarsi la pagnotta dandoci dentro fino alla fine senza risparmio di energie.
L’illusione di una Roma alla ricerca del goal che riequilibri la partita viene subito fugata qualche minuto dopo il rientro in campo, quando, dalla distanza, una sventola di Samardzic, al 56’, viene battezzata male da Rui Patricio, che nell’occasione va a farfalle, il pallone ha un rimbalzo maligno proprio davanti a lui e va ad insaccarsi alle sue spalle. Sono trascorsi pochi minuti della ripresa e la Roma, praticamente regalando i due goal all’avversaria, ha compromesso la partita già quasi del tutto. Qui, sullo 0-2, ci sarebbe da tirare fuori gli attributi, rimboccarsi le maniche e cominciare a giocare sul serio: nulla di tutto questo avviene e gli auspici della tifoseria di acchiappare quantomeno l’1-2, poi magari chissà, rimangono tali, non si realizzano.
Quanto resta della ripresa, circa trenta minuti, per i colori giallorossi si prospetta tutto in salita. Piuttosto, viene da chiedersi se la Roma sia in grado di cambiare passo, perché è quella la cosa che deve fare, e mettere i friulani alle corde: da quanto si vede sembra proprio di no, perché l’Udinese è una squadra solida, ben costruita, ben messa in campo dal bravo Sottil. Dal punto di vista fisico, poi, appare ben strutturata, piena di marcantoni com’è. Quanto alla condizione psico-fisica, è fuori di dubbio che i bianconeri stiano meglio, molto meglio dei giallorossi. Mah! Più che curiosi, siamo proprio impazienti di vedere un qualsiasi abbozzo di reazione romanista. Si aspetterà invano, perché, al 75’, Pereyra, in azione di contropiede, batterà ancora Rui Patricio, che anche in questa occasione sembra aver valutato male: d’accordo, un bel goal, ma il portoghese ha la sua parte di responsabilità. Sul 3-0, al 79’, la squadra friulana potrebbe ancora passare, ma Makengo la manda larga. Di fronte a una Roma ormai del tutto fuori partita, la devastante Udinese arriva al quarto goal, all’82’: gran contropiede e sassata finale di Lovric.
Dopo la quarta rete friulana, non restano che le soilite riflessioni. Da parte nostra esse partono dalla performance vista in campo e convergono tutte sull’inconfutabile dato di fatto che la Roma non ha giocato, i giocatori sono apparsi come svuotati e privi di qualsiasi vis pugnandi, come se, cioè, quella con l’Udinese non fosse una partita di campionato, la cui posta fosse la difesa del primo posto in classifica, ma una partita di fine stagione, una di quelle gare che vengono giocate a obiettivi raggiunti o sfumati, dove, più che a giocare, si pensa di arrivare indenni sotto la doccia e chissenefrega dei tifosi che si sono sgargarozzati tutti quei chilometri per poi assistere ad una partita oscenamente non giocata dalla propria squadra. Non si vuole con queste parole, sminuire i meriti dell’Udinese: i friulani hanno vinto bene e meritatamente e forse, per la Roma, più che demoralizzante la lezione ricevuta potrebbe essere salutare. Da sportivi, ci auguriamo che protagonisti e responsabili di questa sconfitta, orribile per gli impagabili tifosi della Roma, non accampino scuse o motivazioni, che peraltro, di fronte all’esito finale della partita, ma soprattutto sul come essa abbia potuto verificarsi, prendano le dovute contromisure, magari dando un’occhiata al sistema-allenamenti o, perché no?, concedendo un paio di settimane di ferie extra a chi è apparso, decisamente, in evidente stato di confusione mentale.