Stefano El Shaarawy goal-vittoria e scaccia-incubi
ROMA- MONZA 1-0
(AGR) È probabile che la consegna di Mourinho sia stata quella di spingere, sì, ma giudiziosamente, tenendo cioè conto dell’impegno infrasettimanale di Coppa Uefa, ormai alle porte, con lo Slavia Praga (26 p.v., Olimpico, ore 21.00), squadra che condivide il primo posto in classifica con i giallorossi. In quel torneo, la Roma punta decisamente alla qualificazione diretta, obiettivo che sarebbe centrato soltanto se la squadra giallorossa terminasse la fase a gironi al primo posto. Arrivare al secondo posto significherebbe andare alla lotteria degli spareggi con una delle terze arrivate in Champions League. L’assurdità demenziale di questo regolamento, che emergerebbe ad un’occhiata anche superficiale dei vari paragrafi che lo compongono, è piuttosto evidente e va contro ogni logica sportiva: non si riesce a comprendere perché se la terza arrivata in un girone di Champions abbia la possibilità di andare alla fase ad eliminazione diretta con una delle seconde classificate nei gironi di Uefa Europa League (Si tenga presente che la stessa regola consente alle terze classificate nei gironi di coppa Uefa Europa League di disputare spareggi con le seconde arrivate nei gironi di Conference): a che pro questa fase, del tutto inutile, ad eliminazione diretta? Viene da pensare che questo pateracchio è stato inventato per salvare le ‘solite note’, cioè quelle squadre che, blasonatissime e dal budget sconfinato, sono arrivate terze nel girone, quindi eliminate, con conseguenti mancati introiti: roba da repubblica delle banane. Ci si chiede se, per caso, questa idiozia non sia stata partorita per evitare che i buoi scappino dalla stalla, per evitare, cioè che il gruppo delle otto-nove squadre imbocchi strade diverse, magari dando vita a tornei e leghe che con la UEFA non hanno nulla che fare
Sull’assurdità dell’attuale regolamento UEFA, che, per fortuna, dalla prossima stagione non sarà più in vigore, avremo modo di tornare al più presto. Intanto, però, vogliamo sottolineare come quello di arrivare primi nel girone di UEFA sia un ‘obbligo’ di non poco conto, tale cioè da alimentare ulteriore stress. Perché è ben noto che partecipare a più competizioni contemporaneamente, implichi voltare pagina dopo una sconfitta o non dare eccessivo peso ad una vittoria: se giochi di mercoledì e magari domenica ti aspetta una partita di campionato, una qualsiasi, sei costretto a giravolte mentali non indifferenti e non tutti gli atleti riescono ad assorbire lo stress causato da un evento cui hanno partecipato solo qualche giorno prima e tuffarsi in un altro tipo di stress, quello cui devono partecipare di lì a un paio di giorni. In dettaglio: probabilmente, i giocatori della Roma (ma il discorso vale per tutte le squadre impegnate su diversi fronti), sono entrati in campo avendo già in mente il prestigioso quanto duro impegno di coppa. Di qui la nostra ipotesi iniziale, di cui sopra.
In superiorità numerica, la Roma si alza e mette in scena il già citato paio di iniziative, piuttosto pericolose, che non hanno esito grazie al portiere brianzolo Di Gregorio, in giornata di grazia. Per buona parte della ripresa, il ritmo-gara rimane su livelli che sfiorano quelli della partitella del giovedì; la Roma accentua però la sua pressione e lo fa in ogni settore del campo ma senza quel furore agonistico che ci si aspetterebbe, visto anche, e soprattutto, la superiorità numerica acquisita grazie all’espulsione di D’Ambrosio.
Da parte sua, il Monza, chiuso il tempo senza subire danni, non è che faccia catenaccio ma adotta un atteggiamento tendenzialmente prudente: ben messa in campo non se la sente proprio di buttare via quel prezioso punticino che pare proprio stia per portare a casa. L’atteggiamento prudente ma pronto a colpire al minimo errore dell’avversaria glielo permette anche il fatto che nell’insieme dispone di una rosa di più che buona qualità. In apertura di ripresa, è però la Roma ad avere una buona occasione, al 48’, ma Lukaku scivola al momento decisivo, quando sta per calciare. I brianzoli, scampato il pericolo e per nulla arrendevoli, appaiono in buona condizione e al 49’ arrivano al tiro con Colpani, ma il pallone va alto sulla traversa: è un allerta del quale la Roma tiene ben conto: da quel momento, infatti, segue una pericolosa sequenza romanista che tuttavia non avrà esiti positivi per la squadra di Mourinho: gran punizione di Paredes al 55’, poi un tentativo di Ndicka al 56’, che partorisce un angolo, poi ancora, al 59’ è Razmoun a procurare corner: è una sequenza che la dice lunga sulla voglia di vittoria della Roma, che dopo essere stata interrotta al 65’ da Birindelli con un tiro che obbliga Rui Patricio alla gran parata, riprenderà al 70’ con Aouar e poi, in sequenza, con Lukaku al 72’, tiro fuori, e al 79’ tiro deviato, dopo di che sarà il Monza che deciderà di rompere l’assedio, e per la squadra giallorossa saranno anche affanni.
Più volte, in questo ultimo quarto di gara, Rui Patricio sarà chiamato in prima linea e il portiere giallorosso sventerà impeccabilmente minacce brianzole al 74’ parando su Mota Carvalho, ripetendosi al 79’ su Mari e all’82’ su Vignato. In questa fase di gara ci si mette pure l’imprecisione dei monzesi a salvare la porta giallorossa: all’83’ Mari manda fuori da buona posizione e all’87’ un pallone malefico di Gagliardini sfiora il palo.
La Roma sembra sorpresa da questo forcing dei brianzoli: è probabile che non se l’aspettasse, pensando piuttosto ad un Monza teso più a difendere il puntarello che non a guadagnare la partita. La squadra giallorossa stenta a ripartire: insomma, per la tifoseria romanista, nei minuti finali riaffiorano incubi recenti, che sembravano essere stati scacciati definitivamente. Ma dura poco, perché la Roma si ritrova e dopo un palo a portiere battuto di Azmoun, all’88’, arriva, liberatorio per le moltitudini romaniste, il goal di El Sharawy, che risolve una gran bagarre in area ospite indovinando il corridoio giusto: pallone nel sacco e giubilo giallorosso.
Finale che vede protagonista Mourinho: l’allenatore ironizza con gesti eloquenti sulle lamentele dell’allenatore avversario, almeno così sembra perché le immagini aiutano poco. Sta di fatto che il portoghese si becca il rosso e guasta un po’ la gioia giallorossa per la vittoria.
Sulla decisione dell’arbitro non nascondiamo le nostre perplessità: il rosso è del tutto incomprensibile perché è stata punita, in modo del tutto sproporzionato, della innocente ironia tra avversari, come ne accadono, e se ne vedono tante, in una partita. Un po’ di elasticità mentale non guasterebbe, sebbene siamo convinti che in quel pantheon di fenomeni del fischietto essa sia cosa del tutto sconosciuta. Nella fattispecie, la bizzarra decisione va ad aggiungersi ad un paio di perle sfoggiate in precedenza: nel computo finale della direzione di gara mancano almeno un paio di gialli, un atterramento di Belotti che, stranamente, il signor arbitro non ha ritenuto di dover verificare al VAR, e una evidente dimostrazione di poco polso nel non punire le continue ed insopportabili proteste dei garruli brianzoli, talvolta corredati da significative quanto eloquenti alzate di braccia dei giocatori della squadra ospite.