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ROMA senza certezze. Facile per il MILAN.

ROMA-MILAN 1-2

printDi :: 03 settembre 2023 16:24
ROMA senza certezze. Facile per il MILAN.

(AGR) La Roma rimedia la seconda sconfitta consecutiva. Nel primo tempo, complice la più che evidente differenza di condizione psico-fisica tra le due squadre, tutta a favore dei rossoneri, la Roma ha penato parecchio per tenere a bada gli avversari che, andati in vantaggio al 6’ con Giroud che realizza un calcio di rigore per un presunto fallo di Rui Patricio, hanno poi giocato sul velluto, controllando ordinatamente qualsiasi iniziativa della Roma, che alla fine del tempo non risulterà avere effettuato tiri in porta, spesso ricorrendo a calcioni e calcetti, spintoni e schiaffetti non appena i giallorossi entravano nella loro metà campo: d’accordo, c’è pure che in una partita ti prendi di tutto, ma di solito sono episodi sporadici, invece questo ricorrere alle maniere spicce da parte del Milan è parsa essere prassi costante.

Naturalmente, l’arbitro Rapuano Antonio da Rimini, del quale i tifosi romanisti non hanno un buon ricordo, se ne è ben guardato dal tirare fuori cartellini, che da parte milanista sarebbero stati ben meritati, oltre che per i falli commessi, anche per le continue proteste. Più e più volte, nel corso della gara, ci si chiedeva a quale titolo fosse consentito ai garruli e petulanti meneghini, di circondare minacciosamente l’arbitro ogni volta che fischiava a loro sfavore. Nel campionato inglese, ma anche in altri, quando l’arbitro viene circondato dai giocatori che ne contestano la decisione, arrivano gli assistenti di linea a proteggere il direttore di gara, piazzandosi davanti ai protestatari, qui da noi, invece, l’arbitro viene lasciato solo a gestire le situazioni anche le più critiche. Nell’evento di cui scriviamo, se Rapuano avesse subito punito col giallo e col rosso le intemperanze e soprattutto la mancanza di rispetto nei suoi confronti da parte milanista, magari la partita avrebbe preso una piega diversa, magari il Milan avrebbe vinto ugualmente, ma perlomeno non avremmo assistito allo spettacolo dell’arbitro che si fa inibire da gente a digiuno delle regole di gioco e di comportamento nei confronti dell’arbitro. Ricordiamo che, per molto meno, l’attuale mister giallorosso ha subito due giornate di squalifica, condanna che, sembra, potrebbe valere anche in sede europea.

 
Ignoriamo quali siano le contorte logiche sui quali si basano i metri di giudizio arbitrali, perché vedete, amici lettori, se il comportamento degli arbitri fosse uniforme, nessuno avrebbe nulla da ridire: fallo in area uguale rigore, manata in faccia all’avversario uguale giallo, sgambetto da dietro uguale rosso: le regole del calcio sono semplici, ma sembra che qui da noi vengano applicate male e a discrezione, Se fischi un fallo di mano in area, poniamo ad Aosta, perché a Reggio Calabria lasci correre? Ma ad ingarbugliare la situazione ci sono i cosiddetti esperti, quelli che non ne azzeccano mai una, arbitri di cui nessuno ha mai sentito parlare se non in qualche ridente ma sperduta vallata di chissà dove, che, in virtù di chissà quali titoli acquisiti cinquant’anni fa, si ergono a giudici a tutti gli effetti dell’operato dell’arbitro, tranciando giudizi che sembra siano dettati da un’incurabile miopia.

E, a seguire, che dire di quei telecronisti che sembrano essere gli epigoni degli strilloni di piazza Colonna, qualcuno della mia generazione dovrebbe ricordarseli, che sparavano a voce tonante e altissima, i titoli dei giornali della sera, ma quelli, gli strilloni di quei tempi, una missione ce l’avevano ed era quella di attirare, strillando i titoli, l’attenzione dei passanti, ma questi qua, microfono in mano, monitor davanti, seconda voce che non serve perché usa un linguaggio tecnico sconosciuto ai più, che avrebbero solo il compito di descrivere l’azione, fare la telecronaca, appunto, appestano il servizio con le loro chiacchiere da bar raccontando di fatti anche privati o di goal segnati da questo o da quello magari dieci campionati fa. Lascio a voi, amici lettori, il compito di valutare quanto quelle chiacchiere da bar, quei pettegolezzi da vecchie ciabattone, possano interessare il telespettatore che è teso e compreso nel seguire l’azione. A disorientare il malcapitato (telespettatore), ci pensano poi gli ignorantoni di turno: quelli che storpiano nomi di giocatori e di squadre straniere in virtù della loro ignoranza in fatto di lingue: per costoro, ce ne sono diversi in circolazione sui vari network sportivi, ad esempio, il nome del giocatore brasiliano Leao viene pronunciato così come scritto, invece di essere pronunciato Leon, e la squadra francese del Paris Saint Germain, invece di essere pronunciata ‘Pari sen germen’ viene pronunciata ‘Pari san german’, diventando, di fatto un paese situato da qualche parte tra le nostre Alpi. Eppure, il quartiere parigino di Saint Germain des Prés e la sua omonima, stupenda chiesa sono ben conosciuti in tutto il mondo.

Ciò che stupisce, è che nessuno, tra quelli che dovrebbero, gli fa presente queste minchionerie, che, a ragione, probabilmente fanno sganasciare gli amici brasiliani e francesi, forse perché sono essi stessi a quel livello di ignoranza. Bene, la Roma proseguirà giocando una partita ad handicap, di nuovo. Il goal subito in avvio di partita ha probabilmente fatto saltare i piani strategico-tattici approntati da Mourinho.

Vogliamo rassicurare i nostri lettori: dopo lo svantaggio, la reazione della Roma non c’è stata: la squadra giallorossa ha proseguito nell’idiotismo della demenziale costruzione dal basso, quella, cioè, che consente all’avversaria di guadagnare metà campo piazzando almeno sette-otto elementi nello schieramento opposto e di operare il pressing addirittura sui difensori in fase di costruzione. Bella roba, ‘sta costruzione dal basso, un’invenzione da mente malata… Nel prosieguo di tempo, la Roma non attacca: tiri in porta non se ne vedono, ancora meno attendibili trame offensive. Anzi, è il Milan che al 22’ potrebbe raddoppiare con Pulisic, ma Rui Patricio sventa in angolo l’insidioso colpo di testa dell’attaccante statunitense di origini croate.

Da parte sua, il Milan, trovatosi in vantaggio, prese le misure all’avversaria, ha svolto il suo compitino: controllo del centrocampo, fraseggi continui nella propria metà campo con lancetto finale verso l’avanti di turno. A favore dei rossoneri giocava la forte coesione, l’essere squadra nonostante i tanti innesti operati: i nuovi arrivati sono sembrati del tutto integrati nel gruppo. La Roma, dobbiamo ripeterci, attualmente sembra alla ricerca di una sua precisa identità di squadra e di gioco. Comunque, squadre al riposo sull’1-0 per il Milan.

Aspettarsi una ripresa d’assalto da parte della Roma, per la tifoseria romanista più che una certezza è un auspicio. Roma con nessun tiro in porta, Milan che controlla e gestisce bene, condizione psico fisica migliore: per ribaltare il risultato, Mourinho dovrebbe tirare fuori dal cilindro non uno ma tre conigli, cioè dovrebbe cambiare strategia, tattica, disposizione in campo, condizione mentale dei giocatori, probabilmente già certi che usciranno dal campo con altri tre punti… persi. Dybala non gioca, Abraham è in tribuna a godersi la partita, i due assi non sono disponibili. In campo, il bravissimo Belotti si danna l’anima, dà tutto ciò che può, nonostante che i palloni gli arrivino con il contagocce e che lui stesso sia stretto tra le maglie rossonere. Unica punta, cosa volete che possa fare?

Nel calcio moderno, neanche le squadrette di campionati giocati nelle profondità siderali del nostro pianeta giocano con una sola punta. Bene, a disposizione c’è Pellegrini, che nel prosieguo cercherà di fare il suo, Solbakken, che entrerà ma inciderà poco, ed infine l’ultimo arrivato, Romelu Lukaku, che, entrato nel finale, ha mostrato sprazzi della sua personalità calcistica, e pur giocando pochi minuti, ha già fatto vedere di essere un leader naturale. Buon per la Roma. Intanto, in attesa di vedere in campo questi bravi ragazzi, in apertura di ripresa arriva il raddoppio rossonero, al 48’: Calabria fugge sulla destra, gran cross per Leao (che si pronuncia Leon…) che al volo mette dentro. Niente da fare per Celik, che probabilmente non si aspettava il pezzo di bravura del brasiliano, né, per l’estremo giallorosso: quei palloni non si prendono mai, anche se in porta ci fossero stati Yascin, Zoff e Zamora tutti e tre insieme.

Sul 2-0, il Milan ha pensato bene di rinforzare ancora di più i suoi settori arretrati, perché la Roma, amici lettori, comincia a giochicchiare dopo aver subito il secondo goal. Al 61’, al centesimo fallo rossonero, Rapuano estrae il rosso e caccia Tomori, che dovrebbe capire che fare il difensore non significa mirare alle caviglie altrui o dare manate appena capita. A questo punto la partita nominalmente potrebbe essere riaperta: manca circa mezzora alla fine… Invece, la Roma non è stata capace di sfruttare l’immenso vantaggio che gli derivava dall’essere in superiorità numerica. Con l’uomo in più, da parte della tifoseria giallorossa era lecito aspettarsi molto di più, invece, anche qui, la reazione ha tardato ad arrivare, complice l’ormai cronica lentezza romanista: l’assalto giallorosso, che doveva arrivare nel primo tempo, arriva adesso, tardivamente e dopo aver subito due goal: al 70’ entra Lukaku, ma ormai, il Milan ha chiuso i boccaporti. Sprazzi di personalità del belga. La Roma prova l’impossibile e accorcia le distanze al 92’ con Spinazzola che lascia lì Calabria e insacca. Non passa un minuto che Zalewski si trova tra i piedi il pallone di un miracoloso 2-2, ma il ragazzo di Tivoli manda a lato di poco. Secondo tempo della Roma migliore del primo. Milan squadra di personalità e con condizione psico-fisica migliore.                                                                                                                           

                                                                                                                                                       

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