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Pellegrini “di rigore”, Zaniolo stratosferico: la Roma approda ai play-off della Coppa Uefa

Roma-Ludogorets 3-1

printDi :: 04 novembre 2022 15:40
Pellegrini “di rigore”, Zaniolo stratosferico: la Roma approda ai play-off della Coppa Uefa

(AGR) Che non fosse la partitella tra scapoli e ammogliati ce ne siamo accorti subito. Tanto la Roma quanto il Ludogorets vogliono vincere: vista la differenza-reti, il pareggio andrebbe bene solo ai bulgari di Razgrad, ma, intelligentemente, sicuramente gli est-europei non sono venuti a Roma per ammirare il Colosseo e Fontana di Trevi: sanno bene che chiudersi nella propria metà campo equivarrebbe ad un suicidio tattico più che certo.

I bulgari non ci pensano proprio a mettersi sulla difensiva e così, nel corso del primo tempo, più volte si affacciano ai venti metri romanisti. La mettono sul piano della velocità e del vigore atletico e per i primi quarantacinque minuti la Roma è palesemente a disagio, aspettandosi, ma sbagliando, un atteggiamento diverso, forse più dimesso, da parte degli avversari.

 
I romanisti sembrano soffrire la velocità di manovra dell’avversaria, e, in particolare, i difensori giallorossi fanno fatica a stare dietro ai veloci avanti bulgari. Sebbene il Ludogorets non sembri dimostrarsi una squadra così pericolosa, tecnicamente ha i suoi asset e le folate offensive, che partono quasi sempre da centrocampo puntando senza indugi ai venti metri romani, da dove poi partono le bordate, non poche volte mettono in ambasce i full-back giallorossi. Avere cinque brasiliani in squadra vorrà pure dire qualcosa…

Nel corso della gara, ciò che più genera perplessità è la facilità con cui i bulgari si liberano di questo o quel giallorosso, mediano o difensore che sia. Già in altre partite la Roma ha preso goal da fuori area e anche stavolta il pericolo che il refrain si ripeta non è del tutto campato in aria. C’è un certo affanno nella difesa romanista, dovuto anche al fatto di non essere adeguatamente coperta dalla mediana, ciò che, di fatto, consente le sfuriate ospiti, che, fortunatamente per i giallorossi, non vengono finalizzate al meglio. Sicché, quando, al 42’, il Ludogorets arriva al goal con il meraviglioso coast to coast di Rick, che dribbla tutto quello che c’è da dribblare tra la nord e la sud, compresi i fili d’erba, sono in pochi a meravigliarsi.

Nel complesso, il primo tempo della Roma è stato piuttosto bruttino, mal giocato, sebbene non siano mancate iniziative, apparse però portate avanti senza convinzione. Qualche giocatore è sembrato addirittura fuori posto. In sostanza, il vantaggio del Ludogorets non è affatto demeritato. Da parte sua, il pubblico si fa sentire con sonore fischiate che la dicono lunga su quanto si fosse abbassato l’indice di gradimento della performance dei propri beniamini rispetto all’entrata in campo, come sempre salutata dalle note dell’ormai celeberrimo inno vendittiano.

Ad inizio ripresa, Mourinho cambia: fuori Camarà, Karsdorp e Belotti, dentro Cristante, Volpato e Zaniolo. Il mister praticamente cambia squadra: con l’entrata dei tre muta l’assetto della Roma. E si vede: la Roma è un’altra squadra, completamente diversa da quella del primo tempo. C’è subito un gran traffico ai venti metri bulgari: la Roma aggredisce di brutto e per gli ospiti è giocoforza ricorrere alle maniere forti, specie nei confronti di Zaniolo, letteralmente imprendibile quando sprigiona tutta la sua potenza e arriva nei pressi dell’area di rigore avversaria, lì fermato da calcioni e pestoni avversari.

L’assedio alla porta bulgara, perché è di questo che stiamo parlando, è incessante e continuo: già al 52’, Volpato, in stile Garrincha, spiana due avversari con altrettante finte cui fa seguire un sinistro che partorisce un angolo: battuto da Pellegrini. Il corner non ha esito, ma è il preludio del pareggio romanista: è il 55’ e Zaniolo, conquistata palla, entra in area e viene atterrato da Cicinho (che non è quello che giocò nella Roma): il penalty, nettissimo anche tra mille anni, è battuto da Pellegrini, che non sbaglia. La partita va avanti, il predomino giallorosso è netto.

Acquisita ancora più consapevolezza, la Roma accentua il forcing, stringe i tempi: annotiamo diverse incursioni, ma il goal del vantaggio arriva dopo tanto peregrinale, al 65’, quando Zaniolo, in area, lì lì per dare la stoccata definitiva, viene platealmente spostato di qualche metro da una perfida ancata di Verdon: ma Olivier, cosa combini? Altro fallo, altro rigore: Pellegrini torna sul dischetto e insacca: 2-1 e la palla ritorna al centro del campo.

A questo punto, cioè avendo acquisito il vantaggio, la mission sembra compiuta, ma conosciamo bene Mourinho: non è uno che si accontenta, ed ha ragione perché il Ludogorets non è ancora domo, prova qualcosa, sono ancora Rick e compagnia bella ad infilarsi con una certa facilità tra le maglie della Roma: quando i bulgari arrivano in velocità, tra i difensori giallorossi sembra calare una sorta di black-out, incapaci, come sembrano essere, di impedire agli avversari di girarsi in area e tirare o effettuare pericolosi dai e vai, che peraltro hanno quasi sempre origine da passaggi sbagliati e inutili cincischiamenti da parte romanista.

D’accordo, saranno pure sporadici, ma quei tentativi non vanno presi alla leggera: in fondo, la partita non è ancora finita e il rischio del golletto che arriva per mancanza di comunicazione è sempre dietro l’angolo! Dalla panchina, Mourinho si sbraccia, mima movimenti che, tenuto conto delle misure dell’Olimpico, abbiamo seri dubbi possano venire compresi dai giocatori in campo, a voce richiama i suoi ad essere più attenti e determinati, i suoi occhi saettano feroci su questo o quel giocatore, che, magari nel pieno dell’agone, ben difficilmente percepirà il rimprovero che quell’occhiata sottintende.

Il mister si rende conto della pericolosità del Ludogorets, affatto rassegnato nonostante lo svantaggio e l’assedio che sta subendo, che infatti si concretizza al 77’ quando arriva il goal del pareggio ad opera di Nonato, annullato però per precedente gomitata di Rick a Ibanez. La catastrofe è spazzata via, si resta sul 2-1 per la Roma ma gli ospiti ci credono, nel pareggio, e all’82’ arrivano a battere a rete da buona posizione, ma il pallone calciato da Tissera è ben parato da Rui Patricio.

La squadra bulgara è ancora in piedi Alla Roma serve mettere la vittoria al sicuro: deve portare la stoccata decisiva, quella finale. Nel cielo dell’Olimpico si alzano i cori che incitano la squadra a chiudere definitivamente la partita. Serve il terzo goal, il gancio che mette al tappeto l’avversaria.

Ci pensa Zaniolo a rendere reale il wishful thinking del popolo romanista, a realizzare i desiderata giallorossi: siamo all’85’, Cristante recupera palla a la spedisce a Zaniolo, il massese parte bene e veloce seminando avversari su avversari in un vorticoso crescendo di forza, rabbia, velocità impossibile da frenare, poi, arrivato a tu per tu con il portiere avversario, la mette in rete dolcemente, con un leggero tocco. Olimpico in delirio e Roma ai play-off.

Pur combinando poco o nulla fino alla fine, il Ludogorets riesce a disputare i minuti finali in inferiorità numerica: all’89’ viene infatti espulso Verdon, reo di aver rifilato un gran pestone in faccia a Zalewski dopo averlo gettato a terra con una mossa da lotta greco-romana.

E’ la scorrettezza finale, l’ennesima dopo le tante passate in cavalleria senza essere sanzionate, sulla quale l’arbitro non ha proprio potuto sorvolare.                                                                                                                                                                                                                                                      

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