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Le invenzioni di Camarà e i goal di Zaniolo, Volpato e El Shaarawi rilanciano la Roma

Hellas Verona – Roma 1-3

printDi :: 02 novembre 2022 19:35
Le invenzioni di Camarà e i goal di Zaniolo, Volpato e El Shaarawi rilanciano la Roma

(AGR) Al ‘Bentegodi’, la Roma arrivava con un obiettivo ben ipotizzabile, con un margine di approssimazione limitatissimo: cercare di portare a casa i tre punti e se proprio non fosse stato possibile, vedere di non perdere contatto con le posizioni alte della classifica.

Quanto poi all’atteggiamento da assumere in campo, al come approcciare la gara, le novità tattico-strategiche, tali da rivoluzionare o quantomeno modificare sensibilmente il credo calcistico mourinhiano, erano rimandate a data da destinarsi.

 
Perché, piaccia o non piaccia, questa è la Roma 22-23 e quelli sono i giocatori a disposizione del mister: non possono esserci rivoluzioni o radicali cambiamenti di assetti precedenti, quando non puoi disporre dei nuovi arrivati.

Conosciamo il valore di Dybala: la qualità del giocatore fa crescere enormemente la squadra in termini di qualità del gioco e della quantità di lavoro che l’argentino svolge in campo: dal realizzare goal a distribuire assist e tamponare quando c’è bisogno, il ragazzo è un calciatore completo.

Stesso discorso per Wijnaldum: autentica diga di centrocampo e lui stesso fromboliere e propositore di gioco, la sua ormai prolungata assenza in quel settore del campo così strategico si fa sentire a tal punto che, sebbene abbia giocato pochi minuti, la tifoseria giallrossa ha già avuto modo di apprezzarne l’elevata qualità e versatilità. Camarà è il terzo nuovo arrivato in maglia giallorossa, ma solo da poche partite Mourinho ne ha potuto disporre: di questo ragazzo ne abbiamo già scritto, sottolineando di quanta intelligenza tattica, velocità, grinta disponga.

Camarà non è di quei giocatori che fa il compitino e basta ma è uno di quelli che si butta nella mischia senza risparmiarsi e abbiamo visto come e quanto la Roma ne stia beneficiando, anche contro l’Hellas Verona. Alla luce delle sue performance, Camarà è certamente destinato a diventare un leader indiscusso della Roma.

Dell’arrivo di Belotti e Matic, il popolo giallorosso non può che rallegrarsene, visto che l’ex granata continua a crescere di partita in partita, mentre il serbo con cittadinanza slovacca sembra che abbia trovato la sua posizione nelle aree nevralgiche del centrocampo giallorosso.

Questi sono i nuovi arrivati, questi sono i calciatori che hanno fatto aumentare a dismisura la qualità complessiva della Roma, salita, grazie a loro, a buoni livelli, cosa che la rende altamente competitiva anche nel ristretto novero europeo.

Purtroppo, al momento Mourinho non può disporre né di Dybala né di Wijnaldum, Belotti è a mezzo servizio per forza di cose, cioè perché, arrivato a campionato già iniziato, non ha ancora i novanta nelle gambe e probabilmente non si è ancora inserito del tutto negli schemi di gioco di Mourinho; a sua disposizione ci sono Matic e Camarà.

E’ evidente, allora, che se entri in campo senza alcuni elementi-chiave sui quali poggia la tua filosofia di gioco, la qualità della squadra si abbassa talmente da divenire quasi ipotetica. A quel punto la pagnotta devi guadagnartela: sì, guardando alla classifica, sulla carta l’avversario è largamente alla portata, ma poi, quando vedi cosa succede in campo ti chiedi perché quella bella squadra, veloce e ben messa, con ottimi elementi che possono castigarti in ogni momento di gara, è lì che languisce nella bassissima classifica, quando meriterebbe di stare tre, quattro gradini più su.

Inventatevi qualche altro termine, se ci riuscite, per definire ciò che accade alla Hellas Verona: per noi questo è un paradosso calcistico bello e buono. Certamente, quello di quest’anno non è né l’Hellas Verona del grande Juric né quello di Tudor, in più, certe partenze alla lunga si fanno sentire, scompaginando l’assetto della squadra, ma lì diventa un discorso di mercato futuro.

Noi abbiamo visto un Hellas Verona sceso in campo con la fame giusta, pieno di volontà e coraggio, che non ha esitato ad affrontare a viso aperto la più titolata avversaria. Perché è così che va giocata una partita, non importa chi hai di fronte: undici sono loro, undici siamo noi, giochiamocela, poi, alla fine, dopo aver dato tutto, vedremo come è andata. Siamo certi che se c’è una squadra che non retrocederà, questa sarà proprio l’Hellas Verona.

Volitivo al punto giusto, l’Hellas Verona la mette sul piano della velocità e della fisicità, e la Roma ci mette un po’ per capire bene in che mare sta navigando.

Dopo che al 16’ Kallon si fa parare un pallone calciato da lontano, al 19’ la Roma potrebbe passare ma, incredibilmente, Abraham, dopo aver scavalcato il portiere, a porta vuota manda il pallone sul palo. Qualche minuto dopo, è ancora Abraham a sparare largo da buona posizione. Quando un attaccante di quella levatura sbaglia in modo così elementare, è possibile che attraversi un momento poco sereno: Cosa stia succedendo all’inglese per ora non è dato sapere, ma è un dato di fatto che il non riuscire a portare a termine le varie mission che gli vengono affidate durante la partita, cioè finalizzare con i goal le offensive romaniste, visto che è quello il compito che è chiamato a svolgere, incide in negativo in sede di consuntivo-partita.

Come da consolidata tradizione, che rimonta ai primordi del calcio, dopo le due occasioni mancate dalla Roma arriva il vantaggio dell’Hellas Verona: al 26’, Faraoni ci prova da lontano di potenza, sul suo percorso il pallone trova il piede di Dawidowicz che, in area, spuntato da chissà dove, insacca. Palla al centro.

La Roma reagisce subito ma combina poco perché l’Hellas Verona ha trovato l’Eldorado e anziché indietreggiare, gestisce bene, controlla, imbriglia le manovre giallorosse non lesinando calci, calcetti calcioni, sgambetti e tirate di maglia. Pellegrini si prende la sua bella dose di legnate, stavolta più abbondante del solito perché è giorno feriale, e uguale trattamento viene riservato ad Abraham e Zaniolo, che ne prendono di santa ragione, riuscendo stoicamente, non si sa come, ad andare avanti. Ma dai, ragazzi, perché protestate: il calcio è anche questo, si danno e si prendono, solo che per voi la quantità delle botte che prendete è inversamente proporzionale a quelle che date.

Zaniolo, Abraham, ditelo ai vostri tifosi che volete vincere la Coppa Disciplina, e anche tu Lorenzo Pellegrini, devi tranquillizzare la tifoseria confessando urbi et orbi che punti segretamente al trofeo ‘giocatore più corretto della stagione’…

Battute a parte, al 36’ si verifica l’episodio che probabilmente cambia la partita: Dawidowicz, che forse dopo aver realizzato il goal si sente immortale, si avventa sul pallone volando, a gamba tesa, il piede arriva sul ginocchio di Zaniolo che cade a terra urlando e contorcendosi: tre centimetri più centrali e addio carriera del buon Zaniolo. L’arbitro è lì ma sembra smarrito e, come da sana tradizione della categoria, dà l’impressione di non sapere bene che pesci prendere: giallo o rosso? Ora va a destra, ora va a sinistra, aspettando l’imbeccata del VAR, ma all’aurecolare non arriva nulla, poi, fortunatamente per lui, il VAR lo toglie d’impaccio: è fallaccio, è rosso - ah! Quali macelli combinerebbero gli arbitri se non ci fossero i quattro amici al VAR! - e tu, cittadino Dawidowicz, devi accomodarti negli spogliatoi. Sì, ti è permesso ridere, ma vogliamo credere che l’espressione ilare che hai sul volto mentre stai uscendo, davvero fuori posto, sia solo una contrazione nervosa del volto, non una mancanza di rispetto verso arbitro e VAR o un congratularsi con se stesso per l’improvvisa notorietà raggiunta sul campo, ancorché fugace, Hellas Verona in dieci e spazi ampi, almeno in teoria, per i romanisti, ma i padroni di casa tengono bene, riuscendo a mischiare le carte fino al 2’ di recupero del primo tempo, quando Camarà inventa letteralmente!, il goal del pareggio giallorosso: siamo a metà campo, il guineiano approfitta del cincischiamento di Tameze, gli ruba palla e la spedisce a Abraham che raccoglie e tira, pallone sul palo, arriva Zaniolo e il pareggio romanista è cosa fatta.

Nella ripresa, né l’una né l’altra, per opposte ragioni, ovviamente, sembrano accontentarsi del puntarello, tuttavia, nel primo quarto d’ora non ci sono sussulti, a parte un tentativo di Belotti, il cui tiro fiacco non ha esiti.

L’andazzo della gara si mantiene così a livelli apprezzabili. Semmai, tenendo conto che l’Hellas Verona è in inferiorità numerica, per la verità molto ben occultata, la Roma potrebbe spingere un po’ di più, passando dall’andante con moto all’allegro con brio, ma non lo fa, anche per merito degli scaligeri, la cui accorta condotta di gara concede ben poco ai romanisti.

All’82’, il prologo del vantaggio romano: calcio di punizione battuto da Pellegrini e pallone mandato in angolo da Montipò, il brillante portiere avversario. E’ lo stesso capitano giallorosso a battere il corner, pallone che spiove in area, colpo di testa di Matic e sfera sul palo. Qualche minuto dopo, all’88’, Matic inventa una giocata di fino, Volpato, subentrato a Zalewski, cattura il pallone e sfodera un potente sinistro sul quale Montipò nulla può. A triplicare ci pensa Stefano El Shaarawi: il faraone, entrato in area, evita il disperato intervento dell’estremo dell’Hellas Verona e realizza il goal che chiude definitivamente la partita.

                                                                                                                           

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