Lazio e Roma in tono minore: il derby è un’altra cosa
Lazio-Roma 0-0
(AGR) Lazio e Roma arrivano alla stracittadina dopo essersi lasciate alle spalle i pesanti impegni europei. Non c’è da aspettarsi, quindi, un derby giocato a gran velocità, magari con spettacoli pirotecnici. E quanto previsto si è poi confermato sul campo: questo derby novembrino quanto a spettacolarità ha offerto molto poco perché le due, più che per la gara tirata allo stremo, cosa peraltro del tutto impossibile visto il dispendio mentale e fisico profuso nelle coppe, hanno optato per una partita accorta, da gestire senza remore, d’accordo, ma avendo ben presente il valore tecnico e qualitativo, dei singoli e complessivo, dell’avversaria. L’Olimpico è pieno in ogni settore. C’è poco da fare, la stracittadina ha il suo fascino, non lo si può mancare. In termini di classifica, questo derby è piuttosto importante perché lancerebbe la sua vincitrice verso le zone alte della classifica.
Saggiamente, però, ad un certo punto della partita entrambe si sono rese conto dell’impossibilità di arrivare alla vittoria, a meno che, grazie ad un provvidenziale pallone scagliato dalla distanza, un liscio clamoroso o la papera di uno dei portieri, il pallone fosse finito in fondo al sacco dell’una o dell’altra, magari in zona recupero. Nel primo tempo, è subito la Roma a prendere l’iniziativa: un paio di incursioni giallorosse portano Karsdorp a battere in diagonale da buona posizione, ma il pallone, in entrambe le circostanze, va oltre la traversa. Nei primi venti, ventidue minuti sono i giallorossi a comandare il gioco, la Roma spinge ma la Lazio tiene bene, sicché le incursioni romaniste non mettono mai in affanno i biancocelesti. Passata la sfuriata, è la Lazio a farsi sotto: in questa fase di gara, annotiamo una punizione che Rui Patricio neutralizza tranquillamente.
Miscelata con il pathos che calando dagli spalti laziali e romanisti e planando invisibile ma percepibile tra le file giallorosse e biancocelesti, quella sostanza catecolammina andava a mescolarsi con l’agonismo insito in questa gara, del quale se ne respirava in gran quantità sull’uno e sull’altro fronte, coinvolgendo pesantemente anche le due panchine. Un cocktail potente del quale entrambe le squadre ne facevano largo uso nella prima parte della gara, obbligando il signor Massa Davide da Imperia, a tirare fuori cartellini gialli con una certa frequenza. Un’altra pericolosa sassata di Luis Alberto nel finale di tempo, con pallone che va abbondantemente oltre la traversa, e le squadre rientrano negli spogliatoi. Si paventa, a ragione, che quel cocktail micidiale possa avere pesanti effetti collaterali nella ripresa, ma così non sarà perché nei secondi quarantacinque minuti agonismo e combattività certamente non mancheranno, ma entrambe verranno ben contenute. Anche perché giallorossi e biancocelesti sono atleti che sanno quando è il momento di non esagerare. In avvia di ripresa, Lazio subito avanti, ma la difesa romanista sbroglia senza patemi.
Nei minuti che seguono, la Roma riesce a concretizzare un certo dominio territoriale: al 47’, Spinazzola crossa preciso per Dybala, che colpisce di testa, ma il pallone va alto sulla traversa. A seguire ci prova Lukaku, ma il pallone viene deviato in angolo da Luis Alberto: è l’inizio del forcing giallorosso, che durerà fino a ben oltre il 71’. Al 49’, Llorente duella con Immobile nella zona del centrocampo e questa cosa la dice lunga sullo sforzo che sta producendo la Roma. Nel prosieguo, Lukaku sfugge ai suoi guardiani, ma poi la barriera biancoceleste riesce ad impedirgli di concludere. Il dominio territoriale giallorosso è costante ma non porta a nulla. La Lazio chiude bene i varchi e tenta ripartenze con Lazzari e Immobile, ma sono frenati dalla difesa giallorossa. Al 61’ è Bove a trovarsi nella posizione giusta per concludere, ma pecca di altruismo.
Non si deduca da tutte queste conclusioni, che arrivano quasi una dietro l’altra, che la Lazio stia lì a subire passivamente il forcing avversario, tutt’altro: conosciamo bene mr. Sarri e sappiamo che, quanto a scaltrezza, non è secondo a nessuno: si vede bene che la Lazio aspetta il momento buono per colpire, che se i giallorossi dovessero scoprirsi sarebbero dolori... Arrivano le sostituzioni in casa Lazio: fuori Pedro e Cataldi, dentro Isaksen e Vecino. Intanto, adrenalina e agonismo sono nettamente in calo rispetto al primo tempo. Ma è sempre la Roma a menare le danze: al 69’, Spinazzola è in area ma non arriva in tempo sul pallone e, a seguire, al 70’, Dybala potrebbe tirare ma non lo fa. Poi, dopo che, al 71’, Bove viene contrato bene al limite, al 72’ è Vecino che spara dalla distanza, ma Rui Patricio veglia e para bene in tuffo. La pressione della Roma continua ad essere costante, tuttavia il reparto difensivo romanista in diverse occasioni non appare ben coordinato; emerge una certa mancanza di sincronia tra i difensori, cosa che con gente come Immobile, Luis Alberto e Lazzari non puoi assolutamente permetterti. In proposito, rimangono le nostre perplessità sui giallorossi nuovi arrivati in quel reparto.
I ripetuti, scontati e stucchevoli tic-tac messi sovente in atto dalla difesa romanista, sfociano, al 76’ in un angolo letteralmente regalato alla Lazio dalla dabbenaggine giallorossa, ma i biancocelesti non riescono a sfruttare il regalo grazie soprattutto a Rui Patricio, che para bene. Di seguito, allo stesso minuto, c’è una lunga azione della Lazio con epilogo di pallone in area e tiro fiacco che l’estremo giallorosso para comodo. La Roma si scuote e al 79’ è in area avversaria con Lukaku, il belga, sebbene pressato, tenta di far arrivare il pallone a Dybala, ma la cosa non gli riesce. La squadra giallorossa non si ferma, Mourinho effettua altre sostituzioni: all’81’ dentro Azmoun per Dybala e Renato Sanches al posto di Bove: forze fresche per portare via la vittoria, ma gli avvicendamenti sortiscono giusto un tiro fiacco dello stesso Sanches all’82’ e un lancio per Lukaku all’84’, che non riesce. Né l’entrata di Celik per Karsdorp all’86’ cambia qualcosa. La Lazio contiene bene i tentativi della Roma, bloccandone lo sviluppo con ordine e organizzazione. Tre minuti di recupero durante i quali succede… niente, poi il triplice fischio.