La Roma-donne rischia la beffa, ma poi fa poker con una sensazionale rimonta
St. Polten-Roma 3-4
(AGR) La gran parte dei cosiddetti ‘esperti di football’ coloro, cioè, che, notoriamente, in materia non ne azzeccano mai una – ma la categoria si infoltisce a dismisura quando si tratta di pronostici e previsioni ben più importanti per il nostro economico, politico e sociale – riteneva che la Roma avrebbe pagato lo scotto della sua inesperienza in Europa.
Naturalmente, quel novero, fortunatamente molto limitato ma che purtroppo appesta media on-line e off-line – se ne potrebbe fare volentieri a meno e nessuno se ne lamenterebbe - ha sbagliato anche stavolta. In merito non avevamo dubbi.
Sono state quelle due partite che, impeccabilmente giocate dalla ragazze di Spugna, hanno zittito le critiche nei loro confronti, mai serene ed imparziali, a suon di goal. Per la sua definitiva ‘consacrazione’ nell’Europa calcistica, la Roma donne aveva bisogno di partecipare a questa competizione, disputare questo tipo di partite: dure, scontrose, dove i calcetti sugli stinchi, l’acciaccata del piede, la tirata di maglia e la testata sono sempre dietro l’angolo. La Roma ha superato l’esame a pieni voti.
Probabilmente anzi sicuramente quella con il St. Polten è la gara della Roma-donne che la tifoseria giallorossa ricorderà come la partita della svolta, non tanto e non solo per il nodo in cui è arrivata la vittoria, quanto, soprattutto, per la completa acquisizione, da parte delle romaniste, della consapevolezza di essere, quanto a qualità individuale, tra le giocatrici più forti d’ Europa e, come squadra, un ensemble che può giocarsela alla pari con tutte le più titolate del continente. Era proprio la consapevolezza delle proprie possibilità che in altre partite, anche importanti, era mancata a questa squadra! Quante volte abbiamo visto le giallorosse affrontare a viso aperto avversarie con bacheche piene di ‘tituli’, magari andare in vantaggio, e poi, inspiegabilmente, perdere terreno sul piano psicologico dopo avere subito lo svantaggio o il pareggio o, ancora, disunirsi e perdere i riferimenti sotto la pressione avversaria, a tal punto da arrivare ad assumere atteggiamenti contratti, timidini, così gettando via punti.
Ecco, proprio la consapevolezza nei propri mezzi, acquisita via via, faceva sì che, con il trascorrere dei minuti, l’assedio posto alla porta austriaca evolvesse in un vero e proprio assalto all’arma bianca, a tal punto da poter essere considerato una sorta di parossismo vulcanico, zeppo com’era di palloni finiti fuori per un nonnulla o tra le braccia della brava Schluter, in grande serata di vena, o, ancora, di goal che nell’immaginario collettivo del manipolo di tifosi romanisti presenti a St. Polten o delle legioni giallorosse che seguivano la partita da casa o da altrove, erano già stati realizzati, ma che, invece, sarebbero state archiviate nel file delle tante occasioni mancate (qui, magari ci si dovrebbe mettere la responsabilità diretta di chi non l’ha messa dentro da due metri o a portiere ormai fuori causa o perché l’estrema Schluter, ancora lei!, parava l’imparabile o l’anca o altro di un difensore deviava il pallone in calcio d’angolo.
Però, alla fine, l’esplosione vulcanica, preceduta dal parossismo vulcanico di cui sopra c’è stata, eccome! Avevamo contato, solo nel primo tempo, quattordici tiri giallorossi contro uno solo delle austriache, e nella ripresa, prima della goleada, fino al 75’ tanto per essere precisi, il totale dei tiri era arrivato a ventinove contro sette! Quell’infinito bussare alla porta del St. Polten dava i suoi frutti al 75’ quando Elena Linari si materializzava al limite dell’area avversaria e da lì, di collo pieno, lasciava partire un’autentica bomba, imprendibile anche se in porta ci fossero stati Yascin, Zoff, Zenga e Buffon insieme. In quella bomba spaventosa, sparata con tutta la potenza di questo mondo, c’era sicuramente tutta la rabbia e la frustrazione che la squadra aveva accumulato fino a quel momento.
Dal goal di Elena Linari è cominciata la clamorosa e sensazionale rimonta giallorossa: sensazionale perché qualsiasi squadra sotto di due goal, quando la partita entra nel quarto d’ora finale comincia a perdere gran parte della certezza di poter raddrizzare la gara. Il goal di Linari ha detto basta con questa maledetta iella, ha messo fine alla incredibile beffa che, fino a quel punto della partita, era andata profilandosi per la Roma.
Già, perché non è possibile scagliare in porta palloni su palloni, com’era successo nel primo tempo, andare al riposo sotto di un goal – un rigore inventato dall’arbitro Tess Olfsson, svedese, che abbocca ad una caduta in area di Brunnthaler: batte Eder e St. Polten in vantaggio – e poi, ad inizio ripresa, prendere goal da un palloncino innocuo che Ceasar non trattiene e respinge malamente sui piedi di Shumacher che ringrazia e insacca: 2 a 0 per il St. Polten e palla al centro. A quel punto della partita, siamo intorno al 47’, le austriache avevano effettuato due - tiri – due realizzando due goal, a fronte degli oltre venticinque delle giallorosse, e non c’è alcun dubbio che in quei momenti le ragazze di Spugna non siano state in grado di capacitarsi di come si potesse essere sotto di due goal avendo stradominato in lungo e in largo.
Sotto i colpi del continuo ed ininterrotto forcing romanista che Serturini, l’imprendibile freccia giallorossa, Andressa, che sebbene non sia nelle migliori condizioni fisiche, ci sta mettendo pure l’anima, Giacinti che nonostante qualche errore in fase di realizzazione continua ad essere l’autentica mina vagante tra le maglie austriache, queste cercando di disinnescarla a forza di botte, senza riuscirci, e Giugliano grande cuciniera di centrocampo, conducevano allo spasimo, ben coadiuvate e supportate dai vari reparti, da Wenninger a Minami, insuperabili baluardi difensivi, da Greggi ad Haavi e Haug straordinarie nel lavoro di raccordo, riproposte e proposte di gioco, che, chiamate anch’esse a darci dentro, ci provavano pure loro a farsi vedere ai venti metri avversari, contribuendo non poco a prendere a spallate prima e far crollare poi i bastioni del centrocampo austriaco.
Così, piazzate tende e stivali nella metà campo del St. Polten, la Roma, finalmente per i propri tifosi, dilagava e in pochi minuti piazzava gli altri tre ganci che mandavano al tappeto l’avversaria: al 76’ c’è calcio di rigore per la Roma per mani in area di Lemesova, Andressa calcia, Schluter la manda sul palo, arriva Giacinti e la Roma pareggia. Più tardi, all’80’ è la volta di Giugliano che calcia di potenza dalla distanza, Schluter non trattiene e il ribaltamento del risultato è cosa fatta. Infine, all’87’ la Roma va ancora in goal: dalla distanza, Paloma Lazaro, appena subentrata a Haug, fa partire un fendente che il portiere non trattiene: il poker romanista è servito. La clamorosa rimonta della Roma è cosa fatta: e i tre punti sono ormai a portata di mano, quindi, sul 4-2 per le romane sarebbe finita, ma le austriache ci sono ancora e all’89’ accorciano: 4-3 per la Roma.
I minuti di recupero, tre, sono senza storia e alla fine il giubilo giallorosso è più che giustificato. Sorvoliamo sulle clamorose sviste arbitrali solo perché ‘tutto è bene ciò che finisce bene’, ma a ben guardare esse avrebbero potuto condizionare e in definitiva compromettere la partita della Roma: due rigori negati alle giallorosse, almeno un paio di punizioni dal limite dell’area non concesse, un secondo cartellino giallo non dato ad Eder che avrebbe significato espulsione per la giocatrice del St. Polten e conseguente superiorità numerica della Roma, con probabile impinguamento del bottino giallorosso.
Nonostante la bellissima vittoria conquistata su uno dei campi più insidiosi d’Europa, ipotizziamo che i toni dell’ambiente romanista rimarranno sobri. Certo, l’euforia c’è, ed è giusto così, ma non è questo il momento di abbandonarsi al trionfalismo, perché la ‘mission’ da compiere non è arrivata neanche a metà strada. Non possiamo certo indovinare quanto la Roma donne arriverà lontano nel torneo. A nostro giudizio, la squadra è attrezzata al meglio, intanto per arrivare alla seconda fase e poi… ma qui torneremmo a trattare della consapevolezza. Faber est suae cuisque fortunae!