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La doppietta di Dybala e il goal di Ibanez bastano alla Roma per battere un modesto Monza

Roma-Monza 3-0

printDi :: 03 settembre 2022 12:25
La doppietta di Dybala e il goal di  Ibanez bastano alla Roma per battere un modesto Monza

(AGR) Le previsioni indicavano che la Roma avrebbe fatto sua la partita già nel primo tempo, e così è stato: al 18’, conquistata palla nella zona di centrocampo, Dybala volava, imprendibile, verso la porta avversaria e dopo una corsa di cinquanta metri calciava di controbalzo dal limite dell’area e insaccava.

Dopo il goal romanista, la partita scivolava senza scossoni, salvo un tentativo di sortita del Monza che al 22’ arrivava al tiro con Caprari, che mandava alto, e una buona occasione giallorossa, capitata e non sfruttata da Abraham al 26’. Qualche minuto dopo, al 32’, arrivava la seconda rete della Roma, ancora con Dybala: Abraham irrompeva ai sedici metri e tirava, l’estremo difensore monzese respingeva fortunosamente, il pallone arrivava all’argentino che insaccava in scivolata..

 
Fino a quel momento, il Monza era riuscito a fare… nulla e ora, subìto il raddoppio, praticamente spariva dalla scena, mentre la Roma andava a cercare il terzo goal, e quasi ci arrivava al 45’, ma Pellegrini non aveva fortuna, e il tempo si chiudeva sul 2-0 per i padroni di casa. Al rientro, forse già rassegnata o forse cercando di evitare una più che prevedibile goleada, il Monza si rinserrava nella propria metacampo aspettando Godot, aspettando, cioè, che un pallone, magari lisciato da un giallorosso, arrivasse al bravo Petagna…

Naturalmente, questo atteggiamento dava modo alla Roma di giostrare a suo piacimento sul prato dell’Olimpico. Così, i giallorossi mettevano stabilmente gli stivali nel campo avversario, per così dire, e iniziavano quel tiro a segno che imprecisione, precipitazione, ma soprattutto la bravura del portiere ospite, evitavano che si trasformasse in goleada e che il Monza tornasse a casa con un pesantissimo passivo sul groppone. Sicché, l’ininterrotto forcing della Roma, pur producendo diverse occasioni da goal, rimaneva senza esito fino al 61’, quando Pellegrini batteva angolo e, finalmente per la tifoseria romanista, Ibanez svettava su tutti e la metteva dentro di testa.

Dopo il terzo goal, arrivavano ancora un paio di buone occasioni per la Roma: ma Celik, al 72’, si faceva parare un potente rasoterra e Belotti, appena arrivato dal Torino e con soli due allenamenti nelle gambe, all’84’ per poco non inaugurava alla grande il suo ciclo romanista con una sventola che il portiere monzese Di Gregorio salvava in extremis.

In ambito di analisi della partita, troppe le differenze esistenti tra le due squadre, in termini di qualità e di tecnica. Non varrebbe la pena, quindi, da parte giallorossa, elevare tanti peana per questa vittoria, che già alla vigilia appariva piuttosto prevedibile.

La Roma prosegue la sua marcia, mentre, per quanto riguarda il Monza, il bravo Stroppa dovrà lavorare parecchio per convincere i suoi ragazzi che, sì, d’accordo, la serie A è la serie A, ma ‘undici siamo noi e undici sono loro’, tanto per citare il grande Lippi.

Su questa partita non potevano mancare, come di fatto non sono mancati, i commenti degli ormai soliti ‘esperti’ di calcio, coloro, cioè, che di questo gioco non hanno mai capito nulla, né, di conseguenza, ne hanno azzeccata mai una: nella congrega ne annoveriamo di nuovi, ma più in generale, sono i giurassici resti della combriccola che ha spadroneggiato per decenni in tv, in trasmissioni che, più che fare informazione di calcio, davano l’impressione che il calcio, quello degno di essere chiamato con quel nome, fosse giocato solo nella Gallia Cisalpina o Citeriore (più tardi chiamata Repubblica Transpadana) e, venendo giù, lambisse, ma di poco, i territori della Repubblica Cispadana. Di quel gruppo, tutta brava gente, per carità!, qualcuno non c’è più, qualcun altro, invece, nonostante la più che venerabile età, che imporrebbe di giocare partite di tombola con eventuali pronipoti piuttosto che seguire le stressanti partite del campionato di calcio, è ancora lì a sputare veleno sulla Roma e, più in generale, su tutto ciò che riguarda l’Urbe…

Bene, ognuno ha le proprie idee, punti di vista, valutazioni e opinioni, ci mancherebbe, ma definire la Roma ‘squadra modestissima’ è davvero una strana bizzarria che sa tanto di malafede e di mal celato rosicamento. Viene da pensare che forse, con tutte le partite che vengono mandate in onda da questo o quel network, è possibile che, pigiando il tasto sbagliato, magari capita, senza accorgersene, di andare sul campionato USA o inglese o su quello canadese di hockey su ghiaccio o magari, complice un improvviso colpo di sonno dal quale vorremmo liberarci senza riuscirci, seguire spezzoni di chissà quale partita, attanagliati dall’inesorabile dormiveglia che non consente di raccapezzarsi nello smisurato ginepraio degli eventi in onda.

Battute a parte, e fuori di polemica, naturalmente, bisognerebbe vedere in quale contesto è stato pronunciato quel giudizio, comunque risibile da ogni punto di vista. Vediamo meglio: se siamo nel contesto del calcio europeo, il recente comportamento delle nostre sette, otto squadre di riferimento, quelle tradizionalmente più forti e con discrete disponibilità di budget (Juventus, Inter, Milan, Napoli, Roma, Lazio, Atalanta, Fiorentina, per capirsi), non è stato tale da poter dire che siamo alla pari con le squadre storicamente più forti del continente (Bayern Monaco, Liverpool, Real Madrid, Barcellona, Chelsea e altre due o tre), ma, piuttosto, ci porta a constatare che, in termini di divario tecnico e qualitativo, il gap c’è ancora, è più che evidente, e va eliminato al più presto, pena, per il calcio italiano, di rimanere ai margini del football europeo. E mi pare che essere buttati fuori dal mondiale per la seconda volta consecutiva e prenderne quattro dall’Argentina sia una prova più che sufficiente che dimostri quale fase di mediocrità tecnica e qualitativa stia attraversando il nostro football!

Se, invece, quella strana e bizzarra definizione di ‘modestissima squadra’, riferita alla Roma, vuole mettere a confronto la squadra giallorossa con le altre, già citate, che tradizionalmente passano per ‘le più forti’, allora ci troviamo in presenza di un clamoroso errore di valutazione, ma sarebbe meglio parlare di abbaglio, non sappiamo quanto involontario.

Non vogliamo arrivare a parlare di malafede, ma, certo, quelle parole danno l’impressione di voler insinuare, anzi afermano, che il livello tecnico e qualitativo della Roma sarebbe di molto inferiore rispetto a quello delle sei, sette squadre citate: alla luce di quanto offerto in queste prime quaranta partite di campionato, quell’affermazione va archiviata sotto la voce ‘idiozie’, perché non sono solo gli esiti delle gare a parlare, ma anche le performance delle squadre e dei singoli giocatori. Spiego brevemente: è il livello del calcio attualmente giocato in Italia ad essere modesto o, per meglio dire, provinciale, sparagnino, scegliete voi. Un calcio i cui grossi limiti si vedono ogni volta che una squadra italiana partecipa a competizioni continentali. Certo, fortunatamente per il nostro football ci sono le eccezioni: citerei Gasperini, che ha trasformato l’Atalanta da ‘provinciale’ in ‘europea’, Juric, lo avevamo già ammirato ai tempi del Verona, che sta riportando il Torino ai livelli che competono alla gloriosa squadra granata, Italiano, che con la ‘sua’ Fiorentina si sta facendo strada in Europa, e Nicola, che nella scorsa stagione ha portato la Salernitana ad una salvezza che ha del miracoloso, conquistata a spese di ben blasonate concorrenti, senza filosofie catenacciare, tipo Fort apache, ma gocando a viso aperto. Questi quattro mister, mutatis mutandis, ovviamente, giocano un calcio aperto, più ‘europeo’ che ‘italiano’, senza soggezioni psicologiche di sorta, un calcio che punta al sodo, senza melensi tic-tac o scontati ed inutili lancioni di quaranta, cinquanta metri.

At last but not at least, citerei Mourinho che con la sua Roma, ha vinto la Conference: al di là della vittoria in sé, la conquista di quel trofeo riafferma la validità della filosofia di gioco del mister portoghese: non si vince una coppa europea con una ‘modestissima squadra’! In questo senso è stata proprio la Roma, con la conquista della Conference, a dare un primo segnale di riscossa del nostro calcio. Ma l’argomento ‘a che punto è il nostro calcio’ richiederebbe ben altra trattazione che non queste nostre poche righe, magari fatta a più voci, cioè con tutte le sue componenti, da esperti veri, non certo da chi ‘lancia’ idiozie per vendere qualche copia in più o fake news per mettere su il solito teatrino.

Ciò detto, forse sarebbe meglio che chi deve farlo corregga il tiro.

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