Goleada della Svezia grazie agli errori delle azzurre. Ma la qualificazione non è compromessa
Calcio: Mondiale donne. Svezia-Italia 5-0
(AGR) D’accordo, svedesi più alte, ben strutturate fisicamente, grande esperienza eccetera eccetera: il viziaccio di mettere l’avversario di turno dell’Italia sempre un gradino più su dei nostri, in questo caso delle nostre, è ancora mediaticamente diffusissimo, qualunque sia la disciplina che vede impegnate nostre squadre o rappresentanti. Contro la Svezia, il rito si è ripetuto e al triplice fischio finale apriti cielo: le gialle scandinave sembravano essere creature piovute da altre galassie, scese sul nostro pianetino a sbrigare una noiosa formalità. Certo, chi non ha visto la partita, dando un’occhiata al risultato finale avrà pensato che la nostra squadra è stata in balia delle svedesi per tutta la durata della gara, minuti di recupero compresi: vogliamo rassicurare i nostri lettori che non è andata proprio così, anzi…
L’Italia del primo tempo è stata bellissima. Le nostre hanno giocato meglio delle avversarie e in due occasioni avrebbero potuto andare a rete. Occasioni ben costruite rimaste senza esito. Anche le svedesi hanno avuto un paio di opportunità, che però, a differenza di quelle azzurre, sono arrivate più per demerito delle nostre che da giocate avversarie. Vogliamo essere espliciti: a noi la Svezia-donne non è piaciuta. Quel calcio lì è roba vecchia, che andava bene venti, trent’anni fa. Onestamente, dal punto di vista tecnico, dalle scandinave ci aspettavamo molto, molto di più. Hai voglia a dire: hanno esperienza da vendere, quella gioca nel Bayern, quell’altra nel Barcellona, poi ci sono quelle che giocano nel Chelsea, nel Manchester, nel vattelapesca o chissà dove.
Peraltro, Durante si rifarà alla grande nella ripresa parando l’imparabile in due occasioni. Un vantaggio sproporzionatissimo, troppo grosso, per le svedesi, rispetto a quanto si era visto in campo. Un premio soprattutto immeritato, arrivato grazie alla ‘bravura’ e alla fortuna (eufemismo) delle scandinave di saper sfruttare le incertezze difensive azzurre. Non è che fino a quel momento la Svezia avesse fatto chissà cosa. La partita andava avanti bene, equilibrata. Perciò, quei tre goal, umanamente imprevedibili, arrivarono, letteralmente, come fulmini a ciel sereno. Fino a quel momento, infatti, siamo nei minuti finali del tempo, le svedesi avevano fatto vedere ben poco rispetto alle aspettative, essendo state ben contenute e rese inoffensive dalle azzurre, che invece, a loro volta, erano apparse brillanti, concentratissime, perfettamente in grado di giocarsela alla pari con le titolate avversarie.
Al riposo sotto di tre goal presi in modo così banale, le nostre devono essersi dette ‘non ci credo’, ma la realtà, purtroppo per le nostre ragazze, era proprio quella. Siamo più che sicuri che, nonostante il pesante passivo, Salvai, Linari e tutta la compagnia, erano ben sicure che nella ripresa gliel’avrebbero fatta vedere loro. Invece, a qualche minuto dal rientro in campo, arriva il quarto goal svedese (Ilestedt), anche questo merito della buona sorte oggi tutta dalla parte scandinava. Coach Bertolini corre ai ripari e manda dentro i pezzi da novanta Greggi, Giacinti, Serturini, ma ormai c’è ben poco da fare perché il passivo è troppo pesante e oggi il pallone gira dalla parte delle svedesi: che ci sia sotto un incantesimo? La quinta rete svedese arriva con l’Italia sbilanciata in avanti alla ricerca del goal della bandiera: angolo per l’Italia, ma la difesa svedese aggancia il pallone e lancia lungo verso Blomqvist, veloce cavalcata solitaria della scandinava che poi batte Durante in uscita. Amen.
Onestamente, per questa sconfitta non c’è proprio bisogno di gettare la croce addosso alle ragazze né, tantomeno a coach Bertolini. La squadra schierata è stata all’altezza della situazione, ma quando non è giornata, non è giornata. Perché, amici lettori, anche questo è calcio: ci provi venti volte e non te ne va bene una; il tuo avversario, invece, che non ha combinato nulla, batte due, tre calci d’angolo e fa tre goal: l’aneddotica del calcio è piena di partite che, sul punto di essere vinte, sono state invece perse e di giocatori che ancora oggi si chiedono da dove e come siano arrivati i goal. C’è giusto da accettare la realtà dei fatti: quei goal sono arrivati e basta. Siamo nel pieno del mondiale, la qualificazione è ancora ampiamente possibile. Gettare scompiglio tra le file serve a niente, se non a spaccare lo spogliatoio: “non vi fidate dei falsi profeti!” verrebbe da dire.
Semmai, siamo stati sorpresi nel vedere schierate gran parte delle ragazze che avevano giocato contro l’Argentina, ritenendo che nella partita-chiave, quella contro la Svezia, appunto, Bertolini avrebbe mandato in campo quelle che erano rimaste fuori con le sudamericane. Ma poi, quanto visto in campo, cioè l’ottimo comportamento tattico-strategico tenuto dalle azzurre, ci ha convinto che le scelte della coach sono state azzeccate: le nostre sono andate avanti comunque, con quel bugiardo ma pesantissimo fardello sulle spalle che avrebbe spezzato gambe e nervi a qualsiasi squadra. Grande orgoglio e personalità: questo hanno fatto vedere le nostre azzurre. Grazie, ragazze, per essere rimaste in partita, per essere rimaste squadra anche quando i tremendi marosi squassavano la barca azzurra! Samo fieri di voi, comunque vada. Mercoledì 2 agosto, ore 09.00 a.m. italiane, arriva il Sud Africa. Forza azzurre! Serturini, Greggi, Girelli: il sogno è ampiamente alla vostra portata!