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Azmoun e Lukaku dissolvono in extremis l'incubo Lecce

ROMA-LECCE 2-1

printDi :: 07 novembre 2023 19:01
Azmoun e Lukaku dissolvono in extremis l'incubo Lecce

(AGR) Una bella partita, quella tra la Roma e il Lecce. Sì, perché i salentini, per nulla intimoriti dal blasone dell’avversaria, ma forti invece delle credenziali di tutto rispetto che presentavano in virtù della più che soddisfacente striscia messa insieme in questo primo quarto di campionato, entravano sul prato dell’Olimpico ben decisi a dare battaglia, non senza ambizioni di vittoria.

E finché hanno potuto inseguire il sogno della vittoria prestigiosa, lo hanno fatto con coraggio strategico-tattico non indifferente, nel senso che anche quando sono passati in vantaggio non hanno rinunciato a cercare il goal della sicurezza. Onore al Lecce, dunque, che, sì, esce battuto dall’Olimpico, ma lo fa con l’onore delle armi. E i tifosi salentini, numerosissimi e assiepati nella ‘nord’, nonostante la sconfitta non possono che rallegrarsi di avere una squadra così tosta, che si batte alla pari con tutte.

 
Quanto alla Roma, il discorso era, è, diverso perché le prospettive della squadra giallorossa sono diverse. Posto che al momento, a lei come al nutrito numero delle agguerrite avversarie – le solite e le due, tre aggregatesi di recente – nessuno dei prestigiosi obiettivi di stagione è irraggiungibile, il problema, semmai, è quello di centrarne, se non tutti, il più possibile: il numero delle partite da disputare è piuttosto alto e soprattutto impegnativo, la concorrenza è tanta e ormai, in Italia come in Europa, non esistono più le cosiddette squadre-materasso, e, infine ma non meno importante, è il glorioso nome che porta ad imporle prestazioni sempre ad alto livello dalle quali uscirne vincitrice o, quantomeno, tenere alto, ovunque, il nome dell’Urbe.

Fuori di retorica, in Coppa Uefa Europa League, per esempio, Roma e Atalanta (l’altra italiana che partecipa al torneo) sono ‘obbligate’ ad arrivare prime nel loro girone perché, in base al regolamento attualmente vigente nei tornei continentali, le seconde arrivate nei gironi di Uefa Europa League andranno a spareggi con terze classificate nei gironi di Champions League, mentre le terze classificate nei gironi di Uefa Europa League andranno a spareggi con le seconde arrivate nei gironi di Coppa Conference.

A tutta prima, questo passaggio degli spareggi, del tutto inutile, anche agli occhi di chi segue il calcio da appena un secondo, sembra demenziale, in realtà con questa idea ‘geniale’, vengono salvate, o, meglio, ripescate più o meno ‘subdolamente’, squadre di rango che, arrivando terze nel proprio girone, di fatto sono già state eliminate. Il tutto, naturalmente per ragioni di cassetta, alla faccia di quelle squadre che, sul campo, arrivando seconde nel proprio girone hanno acquisito il merito di andare avanti.

Vi ricordo, amici lettori, che nella scorsa edizione della Copa Uefa, delle quattro squadre in semifinale, solo la Roma arrivava dalla UEFA, le altre tre provenendo dalla Champions League… Ma di ceti pastrocchi ne abbiamo già scritto in altri articoli… La cosa consolante è che questo folle regolamento dalla prossima edizione non sarà più in vigore. Quindi, lo ribadiamo, per evitare la lotteria degli spareggi, la Roma deve ‘obbligatoriamente’ arrivare al primo posto nel proprio girone.

Purtroppo, demenzialità del regolamento a parte, è cosa nota che i tornei delle coppe europei, con le loro partite scadenzate di martedì, mercoledì e giovedì, impongono un notevole stress mentale oltre che fisico. E, è cosa altrettanto nota, non tutti i giocatori riescono a voltare pagina mentalmente, ad assorbire magari sonore sconfitte o superare l’euforia per un successo: se una squadra deve giocare una partita-chiave di coppa di giovedì, è ovvio che il match di campionato di tre, quattro giorni prima lo deve giocare stando attenta a non sprecare troppe energie, pur avendo il dovere di cercare di vincere per non perdere contatto con le avversarie che vanno a caccia del posto in coppa.

È probabilmente avendo in mente questa ‘filosofia’ che i romanisti sono entrati in campo: con l’obiettivo di guadagnare i tre punti con il minimo sforzo, cioè senza giocare una partita alla morte. Ma ci hanno pensato i salentini a scombinare i piani di Mourinho, Dybala and company. Eh sì, perché quando ti si presenta davanti un Lecce così veloce, ordinato, preciso, con un ottimo livello di qualità individuale e collettiva, allora, in virtù degli obiettivi citati, devi per forza giocarla in velocità, ti è proibito deconcentrarti, pena essere infilati al primo affondo dell’avversaria.

Più o meno per tutta la partita, il dominio della Roma è stato evidente, ma, purtroppo per i giallorossi romani, non si è concretizzato. A dire il vero, di spettacolo nel primo tempo non è che se ne sia visto tanto, se per spettacolo si intendono manovre corali ad ampio respiro, giocate di fino, continui ribaltamenti di fronte e così via, ma, piuttosto, più che la spettacolarità della performance sono state le diverse fiammate che hanno ravvivato il tempo, a far sì che il risultato finale, alla vigilia ampiamente alla portata della Roma, visti i rientri di Dybala e Renato Sanches, elementi di alta qualità che consentono alla Roma di battersi alla pari con qualsiasi avversaria, rimanesse in bilico praticamente per tre quarti di gara.

La Roma la vuol chiudere al più presto e già al 2’ una triangolazione Lukaku, Aouar, Dybala, mette l’argentino in grado di tirare a rete dagli undici metri: l’asso di Laguna Larga (Cordoba, 15/11/’93) spara a botta sicura ma il pallone va a lato. Tuttavia, a controllo VAR dell’azione, spunta un tocco di mano di Baschirotto: rigore, batte Lukaku, male e centrale, e Falcone respinge. È il 5’ minuto.

La Roma metabolizza subito l’errore, spinge e al 25’ una sventola di Aouar viene deviata da Falcone: signori, questo è un portiere di livello europeo, di prima classe! Al 31’ arriva un’altra occasione per la Roma: Dybala al volo, pallone che fa la barba al palo. Il Lecce è lì, tiene bene ed è in ottima salute psico-fisica: attenzione, Roma! I salentini sanno impostare velocemente, bravi. È una loro caratteristica, che al 39’ viene replicata con una fuga di Almqvist (classe secondo 1999) che brucia tutti sulla fascia e mette preciso al centro, Krstovic, di spalle alla porta, gira subito, ma il pallone, fortunatamente per la Roma, incontra un ginocchio di Llorente e si spegne tra le braccia di Rui Patricio.

Nei minuti finali del tempo non succede nulla. In apertura di ripresa, il Lecce ha un’altra chance con Pongracic: al 54’ il croato irrompe in area e spara potente, ma Rui Patricio risponde alla grande. Nel ribaltamento di fronte, stesso minuto, grande assist di El Shaarawy per Lukaku, ma il tiro del belga viene neutralizzato da Falcone, di piede. La pressione romanista è continua: si ha la sensazione che il goal giallorosso sia lì lì per arrivare, invece, al 72’, è il Lecce a piazzare la botta: volata irresistibile di Lameck Banda sulla sinistra, che manda al bar Mancini, Llorente gli si fa incontro ma lo zambiano è più lesto dello spagnolo e riesce a mandare il pallone verso Almqvist, lì nei pressi: lo svedese non potrebbe sbagliare neanche se volesse: pallone in rete e giubilo dei salentini sugli spalti.

Il Lecce non ha rubato nulla e il goal è il risultato della sapiente gestione della partita da parte dei giallorossi pugliesi. Più di tre quarti dell’Olimpico è ammutolito, ma… rabbia Roma che viene fuori. Però, se ti scopri il goal lo becchi, o no? Romani subito avanti e all’81’ Dybala prova di sinistro, ma il pallone finisce fuori di poco. Roma in forcing ma si scopre ancora e all’85’ capita che Gabriel Strefezza (centrocampista e attaccante, brasiliano di San Paolo, 18 aprile 1997, con cittadinanza italiana), per poco non bruci definitivamente le speranze dei giallorossi di pareggiare la partita: destro potente ma pallone che va largo: la tifoseria romanista tira un sospiro di sollievo.

Il tempo corre, anche Zalewski, che, entrato da poco, vola lato Tevere verso la Sud e, preciso, lo mette per la testa di Sardar Azmoun (attaccante iraniano, 1/1/1995) che arriva puntuale all’appuntamento: 1-1, esplode l’Olimpico, che ora sogna la vittoria. Il wishful thinking diventa realtà al 94’, quando Dybala cattura la sfera su liscio di Kaba, centrocampista guineano con cittadinanza francese, e la spedisce a Lukaku, che raccoglie, si sbarazza di Touba e fulmina Falcone in uscita.

Apoteosi del belga, che non riesce a nascondere l’emozione, come se avesse realizzato il suo primo goal: spettacolo nello spettacolo. Ma il calcio non è anche emozione? 

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