Atalanta-record all’Olimpico: un tiro, un goal e tre punti guadagnati a una Roma più che buona.
Roma-Atalanta 0-1
(AGR) Se c’è da recriminare per questa sua sconfitta casalinga, la Roma deve farlo solo con sé stessa, deve prendersela con la scarsa accuratezza messa nelle sue giocate finali, quelle conclusioni, tanto per intenderci, tante, incredibilmente sballate a causa della non brillantezza dei suoi esecutori, che almeno in tre o quattro occasioni hanno strozzato l’urlo del goal in gola ai tifosi romanisti.
Se quei palloni, calciati malamente, maldestramente, fuori misura, ora debolmente ora con troppa forza, invece di finire alti ben oltre la traversa, sul fondo o parati dall’estremo difensore atalantino, fossero finiti in fondo al sacco, ora saremmo qui a scrivere di goleada e a dispensare i meritati elogi a questo o quel giocatore romanista, magari rimprovereremmo l’Atalanta per la sua condotta di gara, apparsa timorosa e timida in diversi tratti, per non dire rinunciataria, non tale comunque da rientrare negli standard di gioco cui la squadra bergamasca ci ha piacevolmente abituati ormai da qualche stagione a questa parte.
Peraltro, Scalvini, l’autore, ha realizzato un goal bellissimo: ricevuta palla al limite dell’area da Hojlund, il ragazzo inventa un pallone a girare in direzione del palo basso, della cui pericolosità probabilmente Rui Patricio si è reso conto quando ormai non c’era più niente da fare.
La Roma ha giocato una partita più che buona, anche dal punto di vista estetico, che avrebbe dovuto avere ben altro esito per i suoi colori. In questo senso, le statistiche della gara sono più che eloquenti: la Roma ha tirato ventuno volte in direzione della porta orobica e, di questi, cinque sono finiti nello specchio. L’Atalanta, invece, dei cinque tiri effettuati, solo uno è finito nello specchio, quello del goal, appunto.
Chi ha tirato due calci al pallone, sa bene che questi clamorosi paradossi sono tipici del football, si potrebbe addirittura affermare che essi sono nel suo dna: spingi, attacchi, chiudi l’avversario nella sua metà campo, sembra che il tuo goal spaccapartita debba arrivare da un momento all’altro, che poi quelli si scopriranno e ne arriveranno altri, e invece, sul più bello, capita che sì, il goal arriva ma nella tua porta: cronache, almanacchi e annali sono pieni di episodi simili.
Da qualsiasi angolazione la si voglia guardare, la sconfitta della Roma è del tutto immeritata. Anche dal punto di vista estetico, la sua performance è stata più che buona. Guardare alla classifica in questa fase non dà l’esatta visione dei valori presenti in serie A: il campionato è ancora alle sue prime battute ed è difficile pensare che tutte le partecipanti abbiano trovato la quadratura del cerchio già in questa prima tornata di gare.
Come le altre, la Roma ha tempo e modo per mettere a punto i suoi congegni: l’insieme di forza fisica, qualità e intelligenza tattico-strategico dei suoi giocatori autorizza a ipotizzare che, nel prosieguo, le consentiranno di competere alla pari con le potenze del nostro calcio e di quello europeo