Giustizia, no allo svuota-carceri, si a nuovi penitenziari e più personale
Maricetta Tirrito, portavoce del Co.G.I., il Comitato dei collaboratori di giustizia, intervenuta oggi al Convegno Report Carceri, organizzato da Fratelli d’Italia presso la sala Zuccari del Senato. La certezza della pena resta un caposaldo per definire una società realmente 'civile'.
(AGR) “Se da una parte il diritto alla dignità umana è una valore non sindacabile (e la cosa vale per i detenuti come per gli operatori carcerari), dall'altra la certezza della pena diventa un caposaldo per definire una società realmente 'civile'. Il sistema carcerario italiano ha bisogno di essere ripensato, necessita di nuovi investimenti, ma di certo la società italiana non può rischiare di vedere di nuovo in circolazione chi ha commesso delitti, anche efferati o particolarmente gravi per il tessuto economico, in nome della mancanza di spazi. Sarebbe un colpo mortale alla credibilità dello Stato sotto il profilo della legalità, sarebbe altresì un'ammissione di incapacità del sistema politico. Entrambi scenari inaccettabili e da scongiurare”.
A parlare è Maricetta Tirrito, portavoce del Co.G.I., il Comitato dei collaboratori di giustizia, intervenuta oggi al Convegno Report Carceri, organizzato da Fratelli d’Italia presso la sala Zuccari del Senato.
C'è un'evidente carenza di spazi, come altrettanto evidente è la carenza di personale penitenziario. La funzione rieducativa della pena carceraria, in contesti così compromessi, viene meno, e questo è un male. Ma la soluzione non può e non deve essere rimettere in libertà chi ha effettuato delitti, perché il concetto di Giustizia va recuperato nella sua accezione primaria, che è anche e soprattutto valvola di equilibrio per la società. Il disvalore di un atto delittuoso, e le sue conseguenze, devono essere ben chiare in una democrazia che vuole vivere di meritocrazia, che altro non vuol dire in questo caso tutelare i diritti di chi segue le leggi.
No dunque a qualunque ipotesi 'svuota carceri', che non risolverebbe la questione numerica se non per un brevissimo periodo, allargando invece immediatamente la platea delle possibili azioni criminali.
Infine il discorso del circa 30% di stranieri e clandestini che sono attualmente in stato di detenzione; la soluzione è rispedirli al loro paese d'origine. Su questo – conclude Tirrito - dobbiamo essere chiari: accoglienza vuol dire dare a tutti le medesime opportunità di crescita, non fornire senza controllo un passaporto per usare il nostro Paese come terra di conquista illegal