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Niko Sinisgalli, cucinare è come...creare

print25 ottobre 2016 14:41
Niko Sinisgalli, cucinare è come...creare
(AGR) Niko Sinisgalli,è stato definito lo chef scultore della cucina e ha conquistato i palati di tutto il mondo, da quello di Francesco Totti a Sofia Loren, dal Dalai Lama a Richard Gere. La sua cucina punta tutto sulla genuinità dei piatti della nonna da cui ha imparato a fondere magicamente sapori unici dei prodotti della sua terra. E’ il paesaggio della Costiera Amalfitana capace di ispirarlo come fa la bellezza con l’artista. E’ la giusta dose di ingredienti e di creatività. E’ la perseveranza nella costante sperimentazione senza perdere mai di vista le origini e quella cucina tradizionale con cui è cresciuto sin da piccolo. “Sin da piccolo – racconto Niko Sinisgalli - sono cresciuto nel mondo della ristorazione.

Mia nonna era una chef di alto livello e i miei genitori avevano un ristorante, quindi sono cresciuto in questo ambiente. Sono un figlio d’arte. Mia nonna è stata una vera e propria guida in questo percorso. Diciamo che il mio futuro era scritto nella passione di mia nonna che mi ha trasmesso con il suo amore e la sua passione la bellezza di questo mestiere che ogni giorno mi riempie di soddisfazioni. Quando ero ancora sul seggiolone - ricorda lo chef - mia nonna mi portava nel ristorante. Da lei ho imparato i segreti di una cucina tradizionale, piena di sapori antichi, di altri tempi.

Poi nel 1999 sono arrivato da Don Alfonso e lì ho imparato davvero tanto sulla cucina creativa. Parliamo di un ristorante che in quell’anno ha raggiunto i massimi riconoscimenti in tutto il mondo. Da lì ho frequentato venticinque corsi all’Etoile. Ho girato tutto il mondo entrando nelle cucine di ristoranti stellati. Ho imparato a conoscere la cucina dei Paesi Orientali e ogni giorno rubavo con gli occhi e con il palato i segreti delle tradizioni culinarie che oggi mi ispirano. E poi sono arrivato in questo meraviglioso posto che è il Ristorante Tazio ( all’Exedra Boscolo Hotel) che gestisco insieme a Maria Rosito e ad Angelo Chiorazzo”.

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