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“Monet e gli Impressionisti – Digital Experience” al Next Museum dal 6 settembre

Negli oltre milleduecento metri quadri di esposizione sono ospitate diverse aree che seguono una narrazione semplice, adatta a tutta la famiglia, perseguendo sempre l’obiettivo dell’edutainment, ossia educare intrattenendo. L'esposizione celebra i 150 anni dalla prima mostra degli impressionisti

printDi :: 06 settembre 2024 12:20
Next Museum Monet

Next Museum Monet

(AGR) Next Exhibition, leader internazionale nella ideazione, produzione e realizzazione di mostre, prosegue il suo operato a Roma presso il centralissimo Next Museum, lo spazio multimediale, immersivo e tecnologico dove la cultura gioca con la tecnologia.La location di Corso d’Italia 37/D – che ha ospitato a cavallo tra il 2023 e il 2024 la mostra di successo Van Gogh Experience – riaprirà i battenti, dopo ulteriori ammodernamenti e migliorie strutturali, in data venerdì 6 settembre, con “Monet e gli Impressionisti – Digital Experience”. La mostra celebra i 150 anni dalla prima mostra degli impressionisti, realizzata nella primavera del 1874 nello studio parigino del fotografo Nadar.

Gli oltre milleduecento metri quadri di esposizione sono suddivisi in diverse aree che seguono una narrazione semplice, adatta a tutta la famiglia, perseguendo sempre l’obiettivo dell’edutainment, ossia educare intrattenendo.

 
Nella curatela si analizzano in primis gli spunti che portarono a una tecnica diversa, considerata come la novità più dirompente nel processo di evoluzione della pittura. Il dipingere en plein air per esprimere la volontà precisa di rappresentare la luce naturale, per cogliere la bellezza pura dei contrasti tra luci e ombre, con colori forti, vividi, reali. Si spiega al visitatore – con un allestimento supportato da monitor che esaltano i movimenti dei quadri più celebri - la corrente dell’Impressionismo che imprime sulla tela gli effetti di luce che colpiscono l’occhio ancor prima che il cervello.

Una tavolozza di sfumature che cambia a seconda delle stagioni, tematica intorno alla quale si dipana il file rouge dell’esposizione. Nella ricerca dell’attimo luminoso, i maggiori esponenti dell’Impressionismo ritraggono il progredire delle stagioni dipingendo terra, mare, fiumi, scogliere, alberi, fiori, prati, che mutano a seconda del periodo dell’anno. Dettagli vivi sempre diversi, proprio come quelle ninfee che Monet dipinge oltre duecento volte guardando lo stesso stagno, a riprova di quanto possa essere bella e mutevole la stessa cosa ogni giorno.Ogni stagione vede un colore predominante che gli Impressionisti colgono assieme al movimento. Per cui l’immagine perde definizione, i contorni sono imprecisi e mutevoli e l’immagine è fuggevole. Uno stile pittorico che si sposa perfettamente con la moderna tecnica del videomapping, protagonista del salone centrale della location. Pareti e pavimento prendono vita, immergendo il visitatore a 360 gradi in un viaggio lungo un anno nelle opere paesaggistiche più significative degli Impressionisti, cullati dalla musica classica de “Le Quattro Stagioni” di Vivaldi.

La Primavera viene identificata da colori delicati ma vivaci, come le “virgole” di colore che rappresentano i tanti fiori sbocciati ne “Il sentiero nell’erba alta” di Renoir che ritrae la natura che rinasce anche in “Primavera a Chatou”.

L’Estate è caratterizzata dai colori brillanti, caldi e abbaglianti o dai freddi, ma vividi, celesti e verdi. Così come dalle ombre nette come quelle dei “Covoni al sole, effetto di mattino” di Monet che ritrae anche una delle opere più iconiche dell’Impressionismo, “I papaveri”.

L’Autunno si contraddistingue per i toni rossastri, gli arancioni, le terre e i verdi spenti, come nelle opere di Pissarro “Hide Park – Londra” o “Autunno Pioppi – Eragny”.

L’Inverno infine, dalla gamma cromatica fredda che si mescola con la presenza abbagliante del bianco, come in “Effetto neve a Louveciennes” di Sisley.

A dare inizio al mapping la scomposizione di “Impressione levar del Sole”, l’opera di Monet che ha dato il nome alla corrente dell’Impressionismo.

Il mapping, della durata di circa venti minuti, può essere ammirato in piedi o sulle sedute presenti in sala, col visitatore che diventa parte dell’esperienza, nonché protagonista del quadro virtuale impressionista.

Il percorso continua con la sala didattica, con percorsi educativi studiati soprattutto per le scuole primarie e secondarie. E con l’opportunità unica di scattarsi un selfie come nel giardino di Giverny, sulla riproduzione del ponte sulle ninfee di Monet.In questa mostra Next Exhibition introduce a Roma anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in collaborazione con la start-up internazionale MORGHY.AI.

In una prima sala vengono analizzate le opere di Renoir e Degas. Renoir, più di ogni altro impressionista, è riconoscibile per l’attenzione alle figure nel contesto paesaggistico. Degas è al contrario il ribelle tra gli impressionisti, non essendo interessato alla pittura en plein air, ma piuttosto a tecniche di derivazione giapponese come il taglio obliquo che utilizza ampiamente nella raffigurazione delle ballerine.

L’intelligenza artificiale trasforma in fotografie reali i quadri di Renoir e di Degas, producendo l’esatta visione dei due artisti nel momento in cui sono intenti nell’atto pittorico.

Partendo da dipinti come Bal au moulin de la Galette di Renoir e L’Etoile di Degas, MORGHY.AI ha trasformato personaggi e paesaggi in scatti contemporanei. Naturalmente l’ha fatto sfruttando quella che è il suo bagaglio di sapere, il database di immagini reali con cui è stata allenata (pre-trained), che è fatto di soggetti e oggetti di oggi. L’AI ha inserito in queste elaborazioni errori e imperfezioni ancora tipici di questi sistemi - ad esempio nelle mani e negli occhi - e ha fatto sparire o comparire oggetti che nel dipinto erano troppo vaghi per essere compresi dall’AI. La scelta curatoriale è stata quella di non correggere questi elementi, ma esporre le immagini esattamente come generate da MORGHY.AI, per dare dignità artistica all’atto creativo digitale.

A seguire viene affrontata una domanda curiosa: “Come sarebbe Roma, oggi, dipinta da Monet e dai suoi colleghi?”. L’intelligenza artificiale rielabora le immagini di alcuni landscapes iconici della città che ospita l’esposizione, mostrando con un gioco di schermi come verrebbero dipinti quei paesaggi secondo i canoni della corrente dell’Impressionismo.

Incluso nel biglietto di ingresso anche l’esperienza speciale di realtà virtuale - fiore all’occhiello dell’esposizione. Indossato l’oculus VR, il visitatore può muoversi, camminare e agire, come se si trovasse nel giardino di Giverny: oltrepassato il ponte sulle ninfee, sullo sfondo la casa di Monet e poi l’artista, intento a dipingere nel suo studio.

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Next Museum Monet
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