Le donne giocano il football,
non il football delle donne
Football e società
Le donne giocano il football, non il football delle donne
(AGR) Per coloro che, data la poca diffusione che, nel tempo, nel nostro paese, la medialità gli ha concesso, riteniamo utile fornire qualche informazione sullo stato in cui versa attualmente il football femminile: il football è largamente diffuso in Europa, negli Stati Uniti (dove viene chiamato ‘soccer’), Giappone e Corea del sud, è seguito e praticato da uomini e donne, e sta guadagnando sostenitori e praticanti in ogni parte del mondo.
Per saperne di più sull’assurdo ostracismo, durato cinquant’anni e passa, decretato verso il calcio donne, inviterei ad andare in rete e digitare ‘women play football not women’s football’ (‘le donne giocano il football, non il football delle donne’). Nel nostro continente, società come Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester United, Bayern Monaco e diverse altre dell’Europa dell’est, vantano ormai un alto numero di partecipazioni alla WCL, onorate con vittorie e prestazioni da antologia. Se ancora oggi, nel nostro paese, la diffusione della pratica del calcio tra le nostre connazionali è piuttosto limitata, non arriva cioè ai numeri dell’Europa settentrionale, ciò è stato dovuto anche a modi di pensare arcaici, a mentalità ristrette, veri e propri ghetti culturali incomprensibili e ormai inaccettabili, che relegavano le donne a ruoli sempre e comunque subalterni rispetto agli uomini, tanto nel privato quanto nel sociale, quindi anche nello sport.
Ipotizziamo che non dovrebbe essere difficile capire o far capire, o spiegare, a seconda dei casi, che una donna non va all’inferno se segue o pratica il calcio.
L’esplosione della nazionale di calcio italiana donne ai mondiali del 2019, ma soprattutto la diffusione delle sue performance che ha tenuto incollati ai televisori, fatto soffrire e tifare a più non posso, milioni di italiani innamorati persi delle nostre ragazze, hanno fatto sì che gran parte dei nostri connazionali, soprattutto di sesso femminile, sia venuta a conoscenza della realtà calcio femminile.
A tale riguardo, non abbiamo timore di essere smentiti se affermiamo che grazie alla trasmissione di quelle partite, migliaia di ragazze, e magari anche le loro mamme, hanno conosciuto e cominciato a praticare football.
Auspichiamo che, a breve, cadano anche quei residui e ridicoli scetticismi che hanno accompagnato e accompagnano il diffondersi del calcio tra le donne, tanto più che nel nostro paese esistono entrambe le forme di calcio femminile professionistico e dilettantistico.
Magari aiuterebbe molto spiegare il significato delle slogan che campeggiava ai bordi dei campi inglesi durante l’europeo il già citato ‘women play football not women’s football’ (‘le donne giocano il football, non il football delle donne’).
Al momento in cui scriviamo, la contemporanea presenza in Women’s Champions League di Juventus e Roma potrebbe davvero significare la svolta definitiva, il decollo, del calcio femminile in Italia.
Certo è che la macchina del calcio italiano, intesa come insieme di persone, cose, attività, mezzi e disponibilità presenti al suo interno, a livello nazionale e locale, e visto ciò che esso rappresenta e significa in termini economici e finanziari nei tanti settori del nostro sociale, dovrebbe prendere atto che ormai il calcio donne in Italia è un fiume in piena, che quindi servono strutture ed infrastrutture, finanziamenti e sponsor anche stranieri, per promuoverlo e svilupparne le molteplici iniziative che esso può proporre e offrire, ma soprattutto serve volere che il calcio si affermi definitivamente anche tra le donne.